Nato a Matelica (provincia di Macerata, Marche), ha frequentato il liceo classico e lavora come grafico pubblicitario da 13 anni. Mauro Falcioni è un artista di talento, le sue opere (The Paper-Cat Illustrations), disegnate utilizzando un tablet, sono visionarie e profondamente simboliche; ti trascinano in un mondo sospeso a mezz’aria, impregnato di magia ed evocazioni oniriche. Immancabile, nei suoi quadri, un gatto, come se ci accompagnasse in quel viaggio immaginario. Gli ho fatto qualche domanda per permettere ai nostri lettori di conoscerlo meglio, per scoprire la persona che esiste dietro quelle tavole.
Come sei entrato nel mondo dell’arte? E chi se lo ricorda? È una passione che ho da sempre, fin dalle elementari.
– The The Paper-Cat. Come è nata la tecnica che stai utilizzando?
Agli inizi della mia sperimentazione provai a dipingere con gli acrilici, ma la casa in cui abitavo era troppo scomoda e in più, avendo un altro lavoro, non riuscivo a dedicarvi il tempo che avrei voluto. Pensai al digitale, ma non volevo usare la tavoletta grafica perché sapevo che, utilizzandola, si poteva correre il rischio di perdere la manualità con la matita.
Da alcuni mesi avevo scoperto grazie a un amico l’utilizzo dell’iPad in campo artistico.
Un giorno, quando mi trovavo in vacanza a Bilbao, ho visitato il Guggenheim e all’interno, sono capitato nello stand di David Hockney, che mostrava dei lavori realizzati con quel tablet. Le sue stampe mi avevano colpito notevolmente: erano bellissime, enormi, grandi anche quanto tutta la parete della stanza e così, una volta tornato in Italia, provai fare qualcosa di mio.
Scelsi sin da subito l’illustrazione concettuale, ossia una rappresentazione metaforica e simbolica di un concetto più o meno nascosto dietro il disegno poi, dopo alcuni disegni di prova, ho definito una poetica (“Sogni di carta”) e ho incominciato a disegnare cercando sempre di mantenere quella linea guida. Il nome “The Paper-Cat” è nato perché mi è piaciuto il gioco fonetico tra “Cat” (gatto) e “Cut” (taglio).
– La scelta della metafora tradisce la tua passione per la psicologia. Quanto è importante il simbolo nella tua arte?
Si, sono appassionato della psicologia analitica junghiana, ma resto sempre e comunque un amatore. Il simbolo e la metafora, nelle mie opere giocano un ruolo fondamentale perché sono la chiave di volta per decodificare il messaggio che voglio comunicare.
Non ho mai trovato interessante un quadro, una canzone, un film o un libro che esprimesse un concetto in maniera troppo palese e diretta. Preferisco tutto ciò che viene comunicato tramite un comportamento, uno stato d’animo o una metafora.
Ad esempio, se dovessi scrivere un racconto e comunicare che, non so, la protagonista è depressa, non scriverei mai “Elena è depressa” ma “Elena è al buio nella sua cameretta, distesa sul letto con lo sguardo fisso al soffitto” oppure, se volessi rendere un concetto di vuoto interiore, di solitudine, direi: “Elena è alla finestra, con gli occhi persi sulla linea dell’orizzonte. Guarda la pioggia infrangersi sui vetri che non riescono a riflettere la sua immagine.” E così via.
– Come cambia la vita di una persona che diventa a tutti gli effetti artista?
Credo dipenda da persona e persona. La realtà è una questione di interpretazione, dopotutto.
Resta il fatto che sono una persona abbastanza riservata e ancora non ho fatto pace con l’idea di dover sostenere presentazioni, conferenze eccetera, in cui raccontare i motivi profondi dai quali nasce una delle mie opere.
– Dove si possono trovare le tue opere?
Tutte le mie illustrazioni si possono vedere sulla mia fan page:
https://www.facebook.com/ThePaperCatIllustrations
appena sarà terminato, sul mio sito internet:
http://www.thepapercatillustrations.com/
Qualcosa è presente anche su Pinterest (http://www.pinterest.com/maurofalcioni/mauro-falcioni-~-the-paper-cat-illustrations/) e su Twitter (https://twitter.com/ThePaperCat_) e naturalmente, nel corso di una mostra!
– So che ti sei cimentato anche con la scrittura, arriverà il momento per una fusione delle due arti che ami?
Mah, non saprei. Quando ho incominciato a disegnare queste illustrazioni qualcuno mi diceva di provare ad integrare delle frasi all’interno dell’opera ma mi sono sempre rifiutato perché questo genere di lavori è già visto e stravisto. Per ora non credo che cercherò di fondere questi due settori, preferisco continuare così, con l’illustrazione concettuale e una piccola chiave di lettura contenuta nel titolo e nella relativa didascalia, ma, in futuro, chissà?
Invia un commento