LO SPECCHIO Magazine

SERGIO ENDRIGO: UN GENIO DIMENTICATO E…RISCOPERTO Sabato 15 a Monterubbiano in scena “La voce dell’uomo” a lui dedicato

 

Cantautore eclettico, poliedrico, capace di stupire con la sua versatilità: dalle canzoni d’amore alle canzoni per bambini, passando per i brani più impegnati. Sergio Endrigo, punta di diamante della canzone d’autore italiana, morto quindici anni fa, continua però a essere dimenticato dai media, dai telegiornali, dal Festival di Sanremo (il Premio Endrigo quest’anno non è stato assegnato, come mai?), dai siti musicali, ecc. forse perché Endrigo è stato sempre sfuggente, poco “etichettabile”.

Allora, lo spettacolo “La voce dell’uomo – Un tributo a Sergio Endrigo”, scritto dal giovane ma già apprezzato Piergiorgio Viti, assume un valore tutt’altro che trascurabile; in primis, perché rende omaggio a un dimenticato, e poi perché lo fa attraverso le parole di un poeta, Viti appunto, che ha già dedicato una sua raccolta di poesie, “Se le cose stanno così”, al cantautore istriano. Ora, uno spettacolo.

Lo abbiamo intervistato per qualche domanda:

Lo spettacolo esiste già dall’anno scorso, ma quest’anno lo riproponiamo in una versione diversa, con più musica e in un ruolo, il mio, in cui mi metto più in gioco, anche se la sostanza, quella del teatro-canzone, è rimasta la stessa. Quando scoprii Endrigo, e parliamo di una decina d’anni fa ormai, ne rimasi abbagliato. Ascoltai un suo brano in una radio locale, non ricordo quale fosse, forse Canzone per te, e da allora non ho più smesso, sviscerando un po’ , nel tempo, tutta la sua sterminata produzione musicale.

La sua semplicità, che non è banalità, attenzione. Il suo essere immediato e abissale, come sanno esserlo solo i grandi. Tra l’altro, la scorsa estate, sono arrivato fino a Pola per vedere la sua casa natale ed è triste constatare che a Pola, italiana quando nacque Sergio e ora croata, non ci sono segnali né indicazioni che conducono alla sua abitazione. E’ stata una vera caccia al tesoro trovarla! Più facile invece è stato trovare il giardino a lui dedicato, dove compare una scultura ispirata ad una sua canzone, L’arca di Noè. La scultura è stata realizzata tra l’altro da un fermano (e io, pur essendo nato a Sulmona, ho vissuto per anni vicino a Fermo!), Ciro Maddaluno, preside dell’Istituto d’arte di Fermo per tantissimi anni. Tutto questo non sembra una coincidenza, forse era scritto nel mio destino che dovessi, in qualche modo, occuparmi di lui!

 

Regista dello spettacolo è Vanni Semplici, che ci ha detto telefonicamente:

Abbiamo impostato lo spettacolo secondo lo stile del teatro-canzone: ci sarà molta musica, con i brani più e meno noti di Sergio, e con Piergiorgio che ci parlerà, da poeta e artista sensibile qual è,

del suo legame con questo cantautore. Tutto è molto essenziale, perché, in fondo, per emozionare, bastano il potere della parola e della musica.

 

Il musicista che farà da fil rouge tra i monologhi di Viti e i brani, cantati sapientemente da Simone Scalabroni e Anna Laura Alvear, dalle voci notevolissime, è il bravo Luigi Ferrara, che ha alle spalle collaborazioni importanti:

Con Piergiorgio ci siamo conosciuti in ambito scolastico, essendo entrambi professori. Poi, quando mi ha proposto di collaborare con lui per questo spettacolo, ne sono stato felice da subito. Pur provenendo dall’ambito del jazz, considero i brani di Endrigo molto interessanti anche a livello musicale, per questo, anche con qualche rilettura, mi sono voluto mettere in gioco.