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Cultura. “Le undici di notte e l’aria oscura..”, Ninna nanna.

di Luciana Interlenghi

di Luciana Interlenghi

Lino Palanca

Ninne nanne, minuscoli raccontini d’amore materno, dialoghi tra il salmodiare della mamma, stanca, gli occhi che si aprono e chiudono, e il sorriso birichino del cucciolo nella culla che presto si trasforma in sbadiglio e poi, piano piano, prende la via dei sogni.

 

Fa’ la nanna niñu

fa’ la nanna sol

mira che te canta mamma

de tu corazón …

Si tratta del ritornello di una canción de cuna argentina che in origine suona così:

arrorró mi niño – fa’ la nanna bimbo mio

arrorró mi sol – fa’ la nanna sole mio

arrorró pedazo – fa’ la nanna pezzo

de mi corazón – del mio cuore

Il canto è giunto in Italia con gli emigrati in Argentina rientrati in Patria, e qui ha subito qualche modifica. I due versi finali dell’originale argentino riecheggiano nell’espressione napoletana so’ piezze e core (i figli).

 

O carpentieru finu,

fammela ‘sa cuna,

ché pe’ ‘ndurmì’ ‘stu niñu

me ce ne (v)òle una.

Altra canción de cuna, come attesterebbe il niño dialettizzato in niñu a Porto Recanati. L’aggettivo finu sta per raffinato, bravo nel suo mestiere.

 

Nanna-ò nanna-ò

el bambinu a chi lu dò?

lu dagu a la beffana

che lu tiene ‘na settemana.

e lu dagu all’omu neru

che lu tiene un annu ‘nteru.

Pubblicata da Giuseppe Vettori in I canti popolari italiani, Roma, Newton Compton 1975, p. 26, come ninna nanna di origine toscana (citata, infatti, ma con più strofe e varianti rispetto a quella qui proposta, da Fiorenza Mannucci, che l’ha sentita cantare in provincia di Siena, vedi ‘Un si butta via niente, Siena, Cantagalli 2002, p. 123). La minaccia dell’uomo nero trova riscontri all’estero. Per esempio in Spagna: Duérmete niño, / duérmete ya, / que si no viendrá el coco / y te comerá (dove el coco sta per orco o lupo mannaro che verrà se il bimbo non s’addormenta e se lo mangerà).

In una versione segnalata da Pina Zaccari, tra la beffana e l’omu neru compaiono i due versi … se lu dò al lupu biangu / me lu tiene tantu trantu

La ninna nanna è conosciuta anche nel meridione d’Italia; nel Salento inizia così: ‘stu fij meu a cci lu do

 

Una variante godereccio-boccaccesca:

Ninna nanna, ninna nanna,

è Carnuà, se bé(v)e, se magna,

dorme, dorme fa’ la nanna

o te pia la papagna.

A Carnuà, padró mmia,

se pole fa’ ‘na birbaria!

 

E un’altra dello stesso tipo:

E sarà statu el ventu

ch’a buttatu ggió la ccanna,

fa’ la nanna coccu de mamma

che babà ‘ole durmì.

Mi è stata suggerita un’interpretazione maliziosa: la signora è con l’amante; quando il marito non è in casa la canna rimane appoggiata all’esterno della porta d’ingresso; in caso contrario viene disposta per terra. Un giorno, causa il vento, la canna finisce a terra e la donna, con il consorte in casa, improvvisa la canzoncina per avvertire l’amante del pericolo. Probabile origine senese.

 

Per finire:

E la pasció de Cristu cun quella de Pietrella,

ce (v)òle l’accettarella per buttà ggió el piantó.

Origine rurale. Pietrella era il soprannome di un colono nella campagna di Santa Maria in Potenza a Porto Recanati. Forse un richiamo alla necessità della pazienza per mettersi a un lavoro lungo e pesante. Per piantó s’intende l’olivo. Come dire: per far addormentare questo bimbo ci vuole la stessa pazienza che occorre per abbattere un olivo?

Copertina del libro "Le undici di notte e l'aria oscura.." di Lino Palanca

Copertina del libro “Le undici di notte e l’aria oscura..” di Lino Palanca

 

P.S. Il mio grazie a Luciana Interlenghi per il favore-onore che mi fa con le sue illustrazioni.

 

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