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Libri. In libreria, edito da Ponte alle Grazie, un saggio del politologo Aldo Giannuli: “Così i servizi segreti condizionano il potere”

Intervista a Aldo Giannuli di Giacomo Russo Spena

“La globalizzazione ha cambiato il mondo, ma questo non è vero in ugual misura per tutti i settori dell’attività umana. L’intelligence è forse il settore dove il processo è stato più veloce e radicale. Oggi è l’intelligence ad informare le linee strategiche e politiche internazionali attraverso il lavoro di analisi dei dati e dei contenuti; essa è la cinghia di trasmissione fra la moneta e la spada, agisce nell’intreccio fra i servizi di Stato e delle multinazionali”. Aldo Giannuli è personaggio poliedrico: storico, saggista, blogger, politologo (è stato anche ex consulente del M5S), soprattutto è forse il massimo esperto di servizi segreti in Italia. Pochi ne sanno quanto lui. Recentemente ha scritto per la casa editrice Ponte alle Grazie un nuovo libro sul tema dal titolo “Come i servizi segreti stanno cambiando il mondo”. L’abbiamo contattato per far luce su una questione così spinosa e, ai più, oscura.

I servizi segreti sono considerati, da sempre, come apparati dello Stato. In che modo la globalizzazione ha cambiato l’intelligence?

Per la verità i servizi segreti privati esistono da molto più tempo di quelli statali; la globalizzazione poi ne ha dilatato enormemente il campo d’azione ed il numero di soggetti coinvolti. Nel mondo globale l’arma più importante è l’informazione, sia per i governi che per le aziende che sono interessate a monitorare in anticipo i movimenti di borsa, spiare le mosse dei concorrenti, proteggere il proprio personale tecnico in impianti petroliferi, difendersi dagli attacchi informatici. E questo richiede un apparato professionale specifico, i cui operatori, spesso, sono ex funzionari dei servizi segreti statali. È così che è nata la “comunità dell’intelligence” che associa pubblico e privato e crea reti di relazioni internazionali.

In alcuni precedenti libri ha spiegato bene come la manipolazione informativa, le veline ai giornali, finanche l’omicidio e il rapimento, siano stati gli strumenti utilizzati dall’intelligence negli scenari della lotta al terrorismo. È ancora così?

Sempre di più, pensiamo ad esempio agli omicidi mirati: mai sono stati di numero così elevato. Quanto alla disinformazione, rappresenta l’altra faccia della battaglia per l’informazione: sapere cosa accade ma anche, nello stesso momento, confondere le idee agli avversari.

Perché lo spionaggio, oggi, si appresta a conquistare il centro della scena?

In primo luogo perché la conflittualità mondiale ha assunto la forma di guerra coperta, incessante ed onnidirezionale: coltivare rapporti con formazioni guerrigliere, destabilizzare un’economia, condurre attacchi cyber, alimentare campagne scandalistiche, ecc. sono cose che solo un organismo ad hoc può fare ed i servizi si occupano, appunto, di questo. In secondo luogo i decisori politici (ma anche quelli finanziari) hanno sempre più bisogno di orientarsi nella crescente complessità del mondo globale; ciò esige una minuziosa analisi, che è uno dei campi in cui i servizi si sono specializzati dal 1945 in poi ed in modo crescente. A quel punto, il passo fra l’elaborazione dell’analisi e l’individuazione di una strategia è molto breve: i governi sono fortemente condizionati dalle indicazioni dei loro servizi.

Nel libro passa dalla destabilizzazione monetaria al terrorismo, dalla guerra cognitiva alla manipolazione dello high frequency trading, dagli attacchi cyber al reverse engeneering. Ci aiuta a capire meglio anche per un pubblico non esperto in materia?

È l’idea della guerra asimmetrica: costringere un avversario o un concorrente a piegarsi alla nostra volontà attraverso forme diverse e concentriche di pressione: da un attacco cyber ad una campagna scandalistica, da un’operazione di spionaggio industriale (e il reverse engeneering è una delle forme di questo spionaggio) alla destabilizzazione della moneta. Insomma tutto quello che serve, momento per momento.

Quali sono le strutture di nuovissima generazione? Ci fa esempi pratici?

In tutto il mondo si sta manifestando una tendenza a specializzare il lavoro dei servizi creando agenzie ad hoc – ad esempio i cinesi hanno 14 servizi segreti (di cui uno, appunto, per il reverse engeneering) – oppure orientando a pratiche di intelligence organismi già esistenti. Pensiamo al caso Huawei: uno dei tentacoli più efficaci dell’intelligence americana è rappresentato oggi dal dipartimento della giustizia.

Viviamo nella società del controllo? Siamo tutti schedati e monitorati grazie alle nuove tecnologie?

C’è sempre qualcosa che sfugge, ma non c’è dubbio che le attuali tecnologie consentano un controllo molto più penetrante e lo stockaggio e la manipolazione di masse impressionanti di dati. È il fenomeno dei Big data destinato a crescere in modo esponenziale nei prossimi anni.

In passato, pensiamo agli anni ’70, i servizi segreti italiani sono stati accusati di aver utilizzato, come manovalanza, alcuni gruppi neofascisti. Oggi, invece, con chi interagisce l’intelligence?

Con chiunque gli serva e sia disponibile: dagli eversori di destra alla criminalità comune, dai gruppi terroristi agli operatori di borsa: tutto fa brodo.

Qual è il rapporto tra i potenti della Terra e, più in generale, la politica, con l’intelligence?

La politica si difende dall’invadenza dei servizi ignorando i loro suggerimenti o rimuovendo sempre più frequentemente i loro vertici apicali, o coltivando le rivalità fra essi. Ma sono armi spuntate e, in prospettiva, il condizionamento dei servizi sarà sempre più efficace.

Ultima domanda: qualcuno la accusa di essere un “complottista” e di vedere del marcio dove il marcio non esiste. Come si difende?

Ricordando che la madre dei cretini è sempre incinta.

1 commento a Libri. In libreria, edito da Ponte alle Grazie, un saggio del politologo Aldo Giannuli: “Così i servizi segreti condizionano il potere”

  • Giuseppe Farina

    Non ci dice molto, che già non si sappia, almeno nella intervista, bisognerebbe leggere il libro. Giannuli mi sembra un po’ troppo schematico: “la politica si difende dell’invadenza dei servizi…Ma sono armi spuntate, in prospettiva il condizionamento dei servizi sarà sempre più efficace”. In influenze dei servizi sulla politica certamente ce ne sono, ma è la politica che si serve dei servizi per i suoi disegni strategici, altrimenti i centri decisionali sarebbero nei servizi, capovolgendo tutto. In Italia negli anni 70-80 so e parlato di servizi deviati, ma non è credibile che fossero tali, senza la copertura di una parte influente della politica al potere…

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