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Politica. La prima cosa che la sinistra deve fare è imparare a dire la verità

Fonte Internet

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Sedici milioni di votanti per Cinque stelle e Lega non si possono chiamare estremisti. Ma così ha fatto Renzi

Fabio Luppino –  HuffPost

“La prima cosa che la sinistra deve fare è imparare a dire la verità”. Lo scriveva il compianto Edmondo Berselli, dieci anni fa, in un libro diventato manifesto, “Sinistrati, Storia sentimentale di una catastrofe politica”. In cui però aggiungeva: “Il che non è semplice, perché la sinistra crede di essere la verità”. Oggi il sentimento è la cattiveria, la catastrofe è arrivata davvero (perché quella di dieci anni fa con la precaria proiezione dell’Ulivo-Unione, benché cocente ci appare come un dato del tutto relativo sull’oggi, anche se ne portava dentro i segnali). L’esigenza del vero e il dubbio in subordine diventano l’unica possibilità di salvezza. Per dire la verità va guardata in faccia la realtà. Non ci siamo proprio, però. Se oltre sedici milioni di voti (malcontati gli elettori di Salvini e Di Maio) sono degli estremisti – così come Renzi ha apostrofato M5s e Lega – cominciamo male anche questa ennesima scarnificazione.  I numeri sono pietre: il 50% di elettori-votanti che hanno virato in quella direzione sono vita vera, non fanatici. Vita vera, che, secondo analisi di flussi consolidati, stava in gran parte con il Pd. O erano estremisti anche allora o non lo sono nemmeno ora. Il Pd aveva avuto 11 milioni e 200mila voti nel 2014 e il M5s 5 milioni e 792mila. Nel 2018 il Pd non arriva a 7 milioni e i Cinque stelle stanno quasi a undici. Tralasciamo la grande flessione dem anche sul 2013, la famosa quota Bersani.

Quando c’erano i riti di partito (ed è anche un bene che non ci siano più) si facevano pensosissime e lunghissime riunioni per fare l’analisi del voto. Ed erano tempi di grandi avanzate, di numeri forti. Con un 22% in meno rispetto a soli tre anni e mezzo fa ci si presentava al pubblico con gesti e parole misurati e nobili: avanti un altro. I tempi di Berselli erano quelli dello spaccare il capello in quattro discutendo del sesso degli angeli, quando una maggioranza precaria andò in frantumi sotto i colpi di pochi dissidenti, oltre che di una vicenda giudiziaria finita nove anni dopo con una assoluzione. Ma alcune analisi di Berselli andrebbero scolpite anche nelle stanze dell’establishment decaduto di oggi. “Per la sinistra è difficile fare programmi politici convincenti – scriveva Berselli -. Riesce tutto benissimo quando si rivolge ai ceti medi riflessivi e alle professoresse democratiche; invece va meno bene quando si parla alla società nel suo insieme, dove com’è noto, allignano speculatori, puttane, profittatori, farabutti, nani, ballerine, ladri, corrotti, corruttori, tangentisti, mazzettisti, assenteisti, incapaci, grandi cialtroni. Insomma, la società normale”. Segnalando, sempre Berselli di dieci anni fa che ” se c’è la globalizzazione, non vuol dire che sia accettabile la sporcizia sotto casa. Nel nome della tolleranza non si è obbligati ad accettare comportamenti ripugnanti da parte degli emigrati, giustificando la sporcizia o l’inadeguatezza civica con l’ingiustizia storica che ha privato il Terzo mondo delle sue ricchezze e ha ridotto in miseria i suoi abitanti”. Nel frattempo anche le professoresse democratiche hanno cambiato fronte e i ceti medi riflessivi hanno abbandonato il campo del tutto. Nessuno si è occupato davvero (nel centrosinistra) degli appelli di Berselli e anche di molti altri intellettuali illuminati, ma spesso in solitaria, come il linguista Raffaele Simone che molto ha insistito sull’esigenza di seguire e meglio i piccoli diritti del vivere civile, subordinati alle grandi questioni del nostro tempo, per poi non risolvere né gli uni né le altre.

Gli italiani hanno dato consenso, e tanto forse troppo, ad un presunto innovatore e si sono ritrovati in casa un bonapartista. Ogni cosa è stata misurata da Renzi sul vinco o perdo io. Lo aveva già fatto D’Alema, con rovinosi risultati. Gli italiani quando sentono un pericolo si mobilitano, nello stesso modo e nella stessa direzione di quando hanno la possibilità di buttare un uomo dalla torre. Così è stato il 4 dicembre 2016, così è stato il 4 marzo 2018. Sarà colpa del 4?

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