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Dialoghi in corso. Giornata della Memoria. Per non dimenticare la Shoah. Libri di narrativa per ragazzi e adulti.

Fonte Internet

Fonte Internet

Raimondo Giustozzi

Per non dimenticare la Shoah. Libri di narrativa per ragazzi e adulti.

La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati (Art. 1 della Legge 20 luglio 2000, n. 211: “Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”).

Quel che è stato, si è reiterato e si sta ripetendo in più parti del mondo ad opera di criminali di guerra. Occorre uscire subito dalla retorica delle celebrazioni che si ripetono stancamente senza lasciare nessun segno. Tutti devono sentirsi responsabili di tutto ma è passato troppo tempo da questo messaggio lanciato da don Milani. Tanti, forse tutti l’hanno dimenticato.

La lettura è sinonimo di benessere. Leggere è un piacere. Fa bene alla mente e al cuore. Invita a indignarsi e non è poco. Il male diffuso del nuovo secolo appena iniziato è l’indifferenza diffusa. I Libri di narrativa dedicati alla Shoah sono numerosi. Qui di seguito ne è riportato un elenco, frutto del lavoro congiunto tra la Biblioteca Comunale “G. Mariotti” e l’Assessorato alla cultura del comune di Morciano di Romagna. Il mio piccolo contributo è stato quello di aggiornare l’elenco con alcuni testi più recenti.

Raimondo Giustozzi

 

La Shoah: Narrativa per i ragazzi

 

Lia Levi, Un cuore da Leone, Piemme, 2006

 

Leo ha un segreto che i suoi amici non devono sapere: in realtà si chiama Leone, ma si vergogna di quel nome troppo impegnativo e ha deciso di abbreviarlo. Una notte, però, fuggendo dai tedeschi che cercano gli ebrei casa per casa, Leo scopre che il suo nome gli sta a pennello, perché dimostrerà di avere un vero “cuore da leone”…

 

Lia Levi, La portinaia Apollonia, Orecchio Acerbo, 2005

 

“Questa è la storia di un bambino che si chiamava Daniel e di una portinaia di nome Apollonia. La portinaia Apollonia portava occhiali con i vetri grossi. I suoi occhi sembravano pesci grigi in un acquario”. Autunno 1943. Un bambino ebreo e una città dove comandano i soldati cattivi. Papà non c’è. Mamma lavora a casa e Daniel deve correre a fare la fila per comprare da mangiare. Ma è la portinaia Apollonia, di sicuro una strega, a spaventarlo più di tutto. Finché un giorno…

Ruth Vander Zee, La storia di Erika, la Margherita, 2005

 

Nel 1995 seduta su un muretto a Ruthenburg, in Germania, Ruth Vander Zee incontra la protagonista della storia, Erika, che le narra la sua straordinaria vicenda, che riesce a toccare profondamente il lettore per merito anche delle bellissime illustrazioni di Roberto Innocenti: dalla scelta disperata di sua madre, al dolore di milioni di Ebrei e alle ferite ancora aperte in chi è sopravvissuto.

 

Isaac Millman, Il bambino nascosto, Emme, 2006

 

Di fronte alla spietata macchina nazista predisposta all’annientamento, nascondersi era vitale per sfuggire all’orrore dei campi di sterminio. L’Europa, in quei tragici anni, si riempì di bambini nascosti, costretti a rinunciare alla propria identità e a rispondere a un nome diverso per rimanere vivi.  In quest’album un bambino nascosto, Isaac, autore del libro, racconta con semplicità la propria odissea nella Francia occupata, fatta di pericoli e nascondigli, d’incontri con persone egoiste o generose, di momenti tragici e di piccole inattese felicità.

 

Roberto Innocenti, Rosa Bianca, la Margherita, 2005

 

Poche righe di testo e grandi, bellissime illustrazioni accompagnano la piccola Rosa Bianca a pochi passi dalla cittadina tedesca in cui vive, nei boschi, dove trova un campo di concentramento. Nessuno si accorge della sua scoperta e dei suoi tentativi di sfamare i piccoli prigionieri. Il silenzio la circonda come accerchiava allora i campi di cui tanti, troppi, non vollero sapere.

 

 

 

Morris Gleitzman, Una volta… La storia di Felix, Mondadori, 2009

Alla vigilia dell’occupazione nazista, Felix viene affidato a un orfanotrofio cattolico dai genitori, librai ebrei. Quando alcuni soldati tedeschi bruciano i libri dell’orfanotrofio, Felix fugge per cercare i propri genitori e avvertirli che i nazisti odiano i libri. La dura realtà gli fa gradualmente scoprire che i tedeschi non odiano i libri ma gli ebrei, e ben presto Felix si ritrova a dover scappare e a proteggere non solo se stesso ma anche la piccola Zelda, i cui genitori sono stati uccisi. Proprio quando stanno per essere portati via dai tedeschi, i due ragazzini vengono salvati dal vecchio Barney, che nasconde in uno scantinato diversi bambini ebrei. Grazie alla sua capacità di inventare e raccontare storie fantastiche, Felix riesce a rendere la vita più accettabile sia a sé che ai bambini che ha intorno. Ma nemmeno lo scantinato si rivela un nascondiglio sicuro.

Lia Levi, La ragazza della foto, Mondadori, 2005

Federica non crede ai suoi occhi: tra le foto della grande mostra organizzata a Roma per celebrare la liberazione della città dai tedeschi nel 1944, c’è il ritratto di una ragazzina identica a lei, che applaude le truppe americane! Il mistero è presto risolto: la ragazza della foto è in realtà sua nonna Teresa, donna formidabile che da sempre si rifiuta di parlare di quel lontano tempo di guerra, come se il passato nascondesse un segreto troppo doloroso per poterlo affrontare. L’insistenza di Federica, però, avrà ragione del silenzio della nonna, che finalmente racconta degli anni in cui, insieme a un coetaneo e al padre, ha partecipato in prima persona alla Resistenza.

 

 

Robert Cormier, Ma liberaci dal male, Piemme, 1998

Per arrotondare le scarse entrate familiari, Henry lavora tutti i pomeriggi nel minimarket del signor Hairston, uomo arido che odia gli ebrei. A causa di una frattura al ginocchio Henry trascorre molto tempo sul terrazzo di casa a osservare il vicinato e si accorge di un uomo anziano che di professione fa l’intagliatore; la sua famiglia è stata sterminata dai nazisti e lui stesso ha subito violenze fisiche. Incuriosito dall’uomo, scopre che sta lavorando alla riproduzione in legno di un villaggio con i personaggi che hanno popolato la sua giovinezza. Purtroppo il ragazzo si confida con il malvagio signor Hairston che gli chiede di fare una cosa di cui solo più tardi capirà il senso.

 

 

Helga Schneider, Stelle di cannella, Salani, 2002

 

È l’inverno del 1932. A Wilmersdorf, un tranquillo e benestante quartiere di una città tedesca, il periodo natalizio è annunciato dalle grida gioiose dei bambini che giocano a palle di neve. Fra le famiglie che abitano tre case, i rapporti superano quelli del buon vicinato: David, figlio del giornalista ebreo Jakob Korsakov, e Fritz, figlio del poliziotto Rauch, sono amici per la pelle e compagni di banco alla scuola elementare; la sorellastra di David è fidanzata con il figlio del noto architetto Winterloh; persino la gatta di Fritz e il gatto di David sono amici…

 

Helga Schneider, Heike riprende a respirare, Salani, 2008

 

Berlino, 1945. Heike, dieci anni, vive con la madre nello scantinato della loro casa distrutta dalle bombe. Il padre è disperso ma Heike sa che tornerà: non smette di parlarne al suo più grande amico e confidente, il melo che cresce nel giardino. Attorno ci sono rovine: di edifici, macerie nelle menti e nei cuori delle persone. Tante però sembrano voler tener viva la speranza nel futuro. Non la mamma di Heike: nel suo recentissimo passato c’è una ferita inguaribile. La storia personale di una ragazzina si mescola con la storia con la S maiuscola. Alla fine di una guerra non ci sono solo le cose da ricostruire, ma anche le vite e le persone. Dopo Stelle di cannella e L’albero di Goethe, Helga Schneider riapre per il pubblico dei ragazzi le pagine del suo personale passato per raccontarlo, commuovere e far pensare: e stavolta lo fa ritornando al tema del suo primo libro, II rogo di Berlino, e alla dimensione collettiva della tragedia di cui è stata testimone. Una storia delicata, in punta di piedi di bambina, per raccontare una verità cattiva: nessuno sopravvive alla guerra, neppure i vivi.

 

 

Trudi Birger, Ho sognato la cioccolata per anni, Piemme, 1999

 

Storia di una bambina che, dai thè danzanti di Francoforte, si ritrova rinchiusa nel ghetto di Kosvo prima di finire nel campo di concentramento di Stutthof. Una storia vera, di affetto e devozione di una ragazzina, che nella grande tragedia dell’olocausto rifiuta di salvarsi per non abbandonare la madre, perché sa che solo da quel legame forte e profondo, indispensabile per entrambe, potrà attingere la forza per continuare a sperare anche quando, nuda e rasata, si vedrà spinta verso la bocca di un forno crematorio.

Claude Gutman, L’albergo del ritorno, Elle, 1992

 

Francia, seconda guerra mondiale. David è un ragazzo ebreo, che ha visto i suoi genitori e poi tutti i suoi compagni, portati via dai nazisti: da quel momento la sua vita è una lunga attesa, l’attesa del ritorno. Sullo sfondo di una Parigi su cui grava ancora l’odore della morte, ecco David affacciarsi sulla soglia dell’Hotel Lutetia, l’albergo del ritorno: il luogo dove vengono alloggiati coloro che tornano dai campi di concentramento…

 

Claude Gutman, La casa vuota, Elle, 1991

 

David, un ragazzo ebreo di quindici anni, vive in una grande casa, dove sono accolti i ragazzi, rimasti senza genitori. Dopo una notte passata nei boschi, David trova la casa vuota: le SS hanno portato via tutti i suoi compagni. Allora David fra rabbia e disperazione, comincia a scrivere per non dimenticare.

 

John Boyne, Il bambino con il pigiama a righe, Rizzoli, 2008

 

Leggere questo libro significa fare un viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano da Bruno, un bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si arriverà davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il mondo, uno di quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942 e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma sarà amaro e doloroso, com’è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta dall’altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli cui è sempre negata la parola, sono proprio i bambini.

Uri Orlev, Corri ragazzo, corri, Salani, 2003

 

Una fuga senza fine e senza la nozione di un fine chiaro, certo, riposante. Solo per salvarsi la vita a tratti, per prendere respiro. Un bambino di otto anni, fuggito dal ghetto di Varsavia – dove ha visto sua madre sparire in un attimo come per una malefica magia – passa da un gruppo di ragazzi alla macchia, a case di contadini protettivi o malvagi e delatori, a soldati tedeschi spietati o umani; dorme sugli alberi, nelle tombe e, a forza di nasconderlo, arriva a dimenticare di essere ebreo. “Ti ordino di sopravvivere” gli aveva detto il padre prima di venire ucciso. E, per avere la forza di seguire quell’ordine, il ragazzo è costretto a cancellare il ricordo del suo passato, della madre e del paese della sua infanzia, come i continui addii del presente. Dimenticando, Yoram concentra tutta la sua energia nel momento in cui vive, povero, affamato, senza protezione, a un certo punto perfino senza un braccio, che il chirurgo si è rifiutato di curare, riconoscendolo ebreo. Ma la corsa prosegue, e “il bambino biondo senza un braccio” rimane in mente come un’inesausta sfida alla morte. In Israele, dove oggi vive e insegna, Yoram Friedman ha raccontato la sua storia perché questa è una storia vera che Uri Orlev ha ascoltato dalla sua voce e scritto con commozione e intensa partecipazione.

 

Uri Orlev, L’isola in via degli Uccelli, Salani, 1993

 

La seconda guerra mondiale infuria per l’Europa e in Polonia la vita, già difficile per tutti, è per gli ebrei pressoché insopportabile. E Alex è, appunto, ebreo. Sua madre è scomparsa nel nulla e suo padre è stato prelevato dalle SS e fatto partire per una destinazione ignota. Rimasto solo Alex si è rifugiato in un edificio abbandonato, al numero 78 di Via degli Uccelli, e dalla sua isola segreta esce solo di notte, per procurarsi il cibo. Finché, un giorno, Alex ode delle voci: degli sconosciuti si sono introdotti nel palazzo. Il coraggio, l’eroismo perfino, non sono insoliti in tempo di guerra ma Alex ha appena undici anni, e la sua è la storia di come la nuda forza di volontà riesca talvolta a vincere sulla crudeltà e l’ingiustizia.

 

Gaye Hiçyilmaz, Vietato rubare le stelle, Buena Vista, 2001

 

  1. Un ragazzo inglese aspetta la madre che è andata via, e forse non torna più. 1940. Un ragazzo polacco è costretto ad abbandonare la madre e il fratello, e forse mai più li rivedrà. Richard guarda oltre la siepe. E’ un uomo strano, l’anziano signore che abita nella casa col giardino. Si chiama Stefan Wassilewski. I due si studiano e si scrutano, uniti dalla stessa nostalgia. E insieme ripercorrono con gli occhi della memoria la straordinaria avventura di Stefan che ancora bambino fu strappato ai suoi sogni.

Judith Kerr, Quando Hitler rubò il coniglio rosa, Rizzoli, 2009

 

Anna è una bambina quando con la sua famiglia deve lasciare la Germania, perché lei è ebrea e nel Paese è arrivato Hitler. Anna dovrà abbandonare la sua casa, la sua scuola, i suoi giochi… E anche il suo amato coniglio rosa. Davanti a lei e alla sua famiglia si apre un futuro incerto, paesi sconosciuti, città nuove. Ma cambiare vita può anche diventare una bella avventura, se si sta tutti insieme.

 

Fred Uhlman, Trilogia del ritorno, Salani, 1999

“Mi sentivo prima tedesco, poi ebreo”. In questa frase piena di rimpianto è racchiuso il fascino dei tre romanzi brevi di Fred Uhlman, nati dalla tragedia di chi, disperatamente innamorato della Germania e della sua cultura, nel 1933 se ne vide improvvisamente allontanato in nome di una motivazione aberrante come quella razziale. Nella Trilogia del ritorno, con una scrittura di grande sobrietà, Fred Uhlman ha dettato la condanna di una delle pagine più agghiaccianti della nostra storia, creando tre gioielli di prosa che si illuminano vicendevolmente e riuscendo a trarre una musica semplice e malinconica dalla tragedia di un’intera civiltà.

 

 

 

Jerry Spinelli, Misha corre, Mondadori, 2004

 

Lo hanno chiamato ebreo. Zingaro. Ladro. Nanerottolo. Sporco figlio di Abramo. È un ragazzo che vive nelle strade di Varsavia. Un ragazzo che ruba cibo per se stesso e per gli orfani. Un ragazzo che crede nel pane, nelle madri, negli angeli. Un ragazzo che sogna di diventare uno Stivalone, con alti stivali lucidi e un’aquila scintillante sulla visiera. Finché un giorno succede qualcosa che gli fa cambiare idea. E quando davanti al cancello del ghetto si fermano i carri merci che porteranno via gli ebrei, è un ragazzo che scopre come, sopra ogni altra cosa, sia più sicuro non essere nessuno.

 

Andrea Molesini, All’ombra del lungo camino, Mondadori, 1990

In un lager nazista uno zingaro e un ragazzo ebreo stringono amicizia e si confortano a vicenda, nonostante la fame e le crudeltà cui i loro aguzzini li sottopongono. Ma quando ai prigionieri viene ordinato di costruire un forno dall’imponente camino, diventa chiaro che non c’è più speranza, e che l’eliminazione di massa è vicina. Ed ecco che, quando gli abitanti del campo sono ormai alla disperazione, lo zingaro e il ragazzo sono soccorsi da alcuni singolari “aiutanti magici”: due fantasmi un po’ bisbetici e una puzzola parlante, apparizioni misteriose che forse sono soltanto l’ombra di un sogno, o forse no. Una storia toccante e avvincente, una parabola sul potere della fantasia, che aiuta a sopravvivere e a resistere a tutte le oppressioni.

Robert Muller, Il mondo quell’estate, Mondadori, 2008

 

È l’estate del 1936. In Germania le Olimpiadi sono in pieno svolgimento, e Hannes Hecker, uno dei milioni di giovani tedeschi, è entusiasta per l’evento sportivo. Ma Hannes ha un segreto: è ebreo e nessuno lo deve sapere. Per mimetizzarsi s’iscrive in un esclusivo liceo tedesco e partecipa con passione a tutte le attività della Hitler Jugend (la Gioventù hitleriana). Le contraddizioni dei diversi ruoli che Hannes deve assumere nella società e le tensioni che coinvolgono tutti gli altri personaggi diventano sempre più evidenti. L’amore per i famigliari è minato dalla devastante realtà in cui sono costretti a vivere, e anche l’affetto per la nonna ebrea, della quale deve negare l’esistenza, è messo a dura prova. Con il precipitare della situazione politica, Hannes è aiutato a fuggire e sarà uno dei pochi a salvarsi.

 

Lia Levi, Il segreto della casa sul cortile: Roma 1943-1944, Mondadori, 2009

 

1943: L’esercito tedesco entra a Roma e deporta migliaia di cittadini ebrei. La vita di Piera, già scossa dalle leggi razziali, adesso è sconvolta dalla necessità di nascondersi: nella città occupata dai tedeschi, è cominciata la caccia all’ebreo, e i Segre decidono di prendere un altro nome e di confondersi con gli abitanti di un immenso palazzone. E così, tra i bombardamenti alleati e la speranza che la guerra finisca presto, Piera dovrà fingersi un’altra.

 

 

Lia Levi, Una valle piena di stelle, Mondadori, 2010

 

Brunisa ha tredici anni e pensa che il destino le abbia fatto fin troppi dispetti: prima un nome stravagante, poi le leggi razziali di Mussolini e adesso la guerra che devasta l’Europa e mette in pericolo le vite di milioni di ebrei come lei. Suo padre, però, non si rassegna, e decide di affrontare con i suoi un viaggio clandestino per portarli oltre il confine svizzero, in una valle “piena di stelle”. Ma il pericolo cresce a ogni passo e non sarà così semplice.

 

Lia Levi, Da quando sono tornata, Mondadori, 2010

 

Quando Brunisa, la ragazza ebrea di “Una valle piena di stelle”, ritorna a casa, la città è in rovine, ma la gente è fiduciosa e cerca in ogni modo di ricominciare. L’aspettano nuove amicizie, vecchi pregiudizi, la ricerca dell’amato Claudio e, soprattutto, un mistero che tinge di giallo la sua vita. E’ un vivace ritratto dell’Italia del dopoguerra con le speranze e le illusioni che l’accompagnano alla democrazia.

 

 

Cesare Moisè Finzi, Il giorno che cambiò la mia vita, Topipittori, 2009

 

Cesare è un bambino come tanti. Vive in una famiglia amorevole e agiata, ben inserita nella vita civile e ordinata di una bella città italiana, Ferrara. Va a scuola, gioca con gli amichetti ai giardini, si diverte con il fratellino più piccolo. Insomma, la sua vita scorre serena e tranquilla. Fino al giorno in cui, leggendo il giornale “dei grandi”, scopre che la comunità alla quale appartiene, quella ebraica, è stata messa al bando dallo Stato in cui vive. Gradatamente, quelli che all’inizio sembrano solo ingiusti, benché minacciosi, provvedimenti discriminatori, si rivelano per ciò che sono. Sono leggi terribili che obbligano Cesare, la sua famiglia, e tutti quelli che, come loro, sono ebrei, a vivere nell’ombra, in fuga costante, rinunciando a tutto: alla propria città, alla propria casa, al proprio nome, alla propria identità, pur di rimanere in vita ed evitare l’arresto, il carcere e la deportazione. Il racconto intenso e autentico di un passato ancora molto vicino che a nessuno deve essere permesso di dimenticare e negare. E’ la storia di un bambino travolto dalla Storia, ma deciso a resistere all’ingiustizia, alla paura e alla violenza, e a lottare per la propria felicità.

 

Anne Frank, Diario, Einaudi, 2005

Quando Anne inizia il suo diario, nel giugno 1942, ha appena compiuto tredici anni. Poche pagine, e all’immagine della scuola, dei compagni e di amori più o meno immaginari, si sostituisce la storia della lunga clandestinità: giornate passate a pelare patate, recitare poesie, leggere, scrivere, litigare, aspettare, temere il peggio. “Vedo noi otto nell’alloggio segreto come se fossimo un pezzetto di cielo azzurro circondato da nubi nere di pioggia”, ha il coraggio di scrivere Anne. Obbedendo a una sicura vocazione di scrittrice, Anne ha voluto e saputo lasciare testimonianza di sé e dell’esperienza degli altri clandestini. La prima edizione del Diario subì tuttavia non pochi tagli, ritocchi, variazioni. Ora il testo è stato restituito alla sua integrità originale, e ci consegna un’immagine nuova: quella di una ragazza vera e viva, ironica, passionale, irriverente, animata da un’allegra voglia di vivere, già adulta nelle sue riflessioni.

 

Anne Frank, Racconti dell’alloggio segreto, Einaudi, 1983

Questo libro di racconti può essere considerato una prosecuzione ideale del celebre Diario. L’elemento autobiografico ne costituisce, infatti, il filo conduttore, lo scenario fisso dinanzi al quale si dipanano piccoli eventi di vita quotidiana, di ambiente familiare o scolastico descritti in modo spiritoso e vivace. A essi si affiancano reminiscenze di sensazioni ora delicate, ora tenaci che hanno per protagonisti la madre, la sorella Margot, l’amico Peter. Frammisti e integrati in questi brevi quadri dai vividi colori s’incontrano racconti fantastici, scritti da un’adolescente che, nascosta in un alloggio segreto per sottrarsi ai nazisti, rievoca con poesia e ingenuità un mondo armonico in cui la natura detiene il ruolo principale.

  1. Joffo, Un sacchetto di biglie, Rizzoli editore, 1973

 

Parigi. Joseph e Maurice Joffo sono due fratelli ebrei che, bambini, vivono nella Francia occupata dai nazisti. Un giorno il padre dice loro che debbono iniziare un lungo viaggio attraverso la Francia per sfuggire alla cattura. Non dovranno mai ammettere, per nessun motivo, di essere ebrei. Il romanzo si svolge in due epoche distinte. La prima è contemporanea agli episodi narrati, in quanto tale è autobiografica. Il protagonista ripercorre il periodo più difficile e tragico della propria vita, raccontandolo dall’epoca in cui viviamo.

Nel 2017 è uscito il film “Un sac de billes”, diretto da Christian Duguay. La pellicola è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1973 e remake dell’omonimo film del 1975.

 

Jona Oberski, Anni d’infanzia. Un bambino nei lager, Giuntina Editore, 2007

 

Anni d’infanzia. Un bambino nei lager è un romanzo autobiografico dello scrittore olandese Jona Oberski, dal quale è stato tratto nel 1993 il film “Jona che visse nella balena” per la regia e la sceneggiatura di Roberto Faenza. Jona è un bambino di Amsterdam. Nel 1940, a soli due anni, viene deportato con i genitori, prima nel campo di concentramento di Westerbork, poi a Bergen – Belsen. Il 23 marzo del 1942, dopo due anni di prigionia, vede morire il padre per denutrizione e stenti a soli quarant’anni. La madre Anna quasi impazzisce per il dolore. Dopo altri tre anni nel campo di concentramento, Anna e Jona vengono fatti salire su un treno diretti al campo di sterminio di Auschwitz. Per loro fortuna, un bombardiere russo, colpendo il vagone dei soldati, fa deragliare il treno che trasporta circa cinquecento prigionieri. Gli ebrei vengono dirottati verso un paesino di montagna. Jona vive in una casa con la madre, che, mentalmente instabile viene ricoverata in un ospedale vicino e con Simona, una ragazza che Jona aveva conosciuto nel campo di concentramento. La madre Anna muore all’età di soli quarantadue anni. Rimasto solo, terminata la guerra, Jona viene portato ad Amsterdam dove viene accolto dalla famiglia Daniel, la stessa che aveva aiutato gli Oberski prima della loro deportazione. Dopo poco tempo Simona è costretta a partire per un paese lontano e Jona resta da solo; al suo risveglio dopo la partenza di lei, trova un regalo da parte di Simona: un burattino come quello che Jona possedeva all’età di due anni. Jona inizialmente vive con molta difficoltà la sua condizione di sopravvissuto, soprattutto a causa della perdita della madre, che lo segna causandogli forti squilibri: è scontroso, non vuole mangiare né bere. I Daniel non sanno cosa fare, finché un giorno gli comprano una bicicletta. Jona ricorda così i momenti passati col padre e decide di provare la bici, e dopo tanto tempo lo si vede sorridere di nuovo.

 

 

 

Shoah Narrativa per gli adulti

Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, 2005

 

Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò Se questo è un uomo nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei “Saggi” e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo. Testimonianza sconvolgente sull’inferno dei Lager, libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa, Se questo è un uomo è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un’analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell’umiliazione, dell’offesa, della degradazione dell’uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.

 

Primo Levi, La tregua, Einaudi, 1965

 

La tregua, seguito di Se questo è un uomo, è considerato da molti il capolavoro di Levi: diario del viaggio verso la libertà dopo l’internamento nel Lager nazista, questo libro, più che una semplice rievocazione biografica, è uno straordinario romanzo picaresco. L’avventura movimentata e struggente tra le rovine dell’Europa liberata – da Auschwitz attraverso la Russia, la Romania, l’Ungheria, l’Austria fino a Torino – si snoda in un itinerario tortuoso, punteggiato d’incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute, e vittime della stessa guerra. L’epopea di un’umanità ritrovata dopo il limite estremo dell’orrore e della miseria.

 

Primo Levi, Se non ora, quando?, Einaudi 1982

 

Gli ebrei che combatterono contro il nazifascismo in tutta Europa furono centinaia di migliaia. In questo romanzo Primo Levi racconta le avventure drammatiche e vere di quei partigiani ebrei polacchi e russi che resero colpo su colpo a chi tentò di sterminarli. Dalle foreste della Russia Bianca attraverso incontri, separazioni, battaglie, stretti da vincoli fraterni e da passioni contrastate, i protagonisti di questa interminabile epopea percorrono la Polonia e la Germania, e raggiungono tra molte peripezie le vie della vecchia Milano. Venato di comicità sottile e mai incline a compiaciute descrizioni, Se non ora, quando? si è imposto al grande pubblico, vincendo, quando uscì nel 1982, il Premio Campiello e il Premio Viareggio.

 

Daniela Padoan, Come una rana d’inverno: conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz, Bompiani, 2004

 

Sulla Shoah è stato scritto molto ma un aspetto fondamentale è finora rimasto stranamente in ombra: le donne, che nelle selezioni ad Auschwitz costituirono, insieme ai bambini, quasi il 70% dei prigionieri inviati alle camere al gas. Questo libro, articolato in tre conversazioni con Liliana Segre, Goti Bauer e Giuliana Tedeschi – italiane deportate ad Auschwitz e prigioniere nel campo femminile di Birkenau nel 1944 – mette in luce la diversa esperienza femminile della prigionia e della testimonianza.

 

Elena Loewenthal, Conta le stelle, se puoi, Einaudi, 2008

 

Moisè Levi ha solo ventitré anni la mattina di fine estate in cui lascia Fossano portandosi dietro un carretto di stracci. Vuole andare a Torino a far fortuna, e non può immaginare che quello sia solo l’inizio di una lunga storia. Perché Moisè possiede un fiuto eccezionale per gli affari e per i sentimenti: darà il via a una florida ditta di commerci nel ramo tessile, e avrà due mogli, sei figli e un’infinità di nipoti sparpagliati ai quattro angoli del mondo. Dopo la grande guerra mondiale e quel “brutto spettacolo” della marcia su Roma, finalmente la vita di tutti ha ripreso il suo corso. Meno male che nel 1924 a quel “brutto muso di Mussolini” gli è preso un colpo secco, altrimenti la storia di nonno Moisè e della sua discendenza sarebbe stata molto diversa. Invece la famiglia Levi, con i suoi amori e i suoi affanni, i suoi commerci e le sue tribolazioni, le grandi cene di Pasqua e i lunghi silenzi delle stanze chiuse, diventa sempre più numerosa nella casa di via Maria Vittoria, costruita proprio lì dove una volta c’era il ghetto e adesso non c’è più. Elena Loewenthal non ha riscritto la Storia al contrario, ha provato piuttosto a mettere la vita al centro, dove la morte ha cancellato tutto. Ha lasciato scorrere la quotidianità dell’esistenza, con la sua allegria e la sua insensatezza, per vedere come le gioie e le fatiche di ogni giorno possano fondersi “in una cosa sola che non è troppo distante dalla felicità”.

 

Thomas Keneally, La lista di Schindler, Frassinelli, 1985

 

Che cosa significava finire nella “lista di Schindler”? Chi era in realtà Oskar Schindler, giovane industriale tedesco cattolico e corteggiatore di belle donne? Basandosi anche sulle testimonianze di quanti lo conobbero, Keneally ricostruisce la vita straordinaria di questo personaggio ambiguo e contraddittorio. Ritenuto da molti un collaborazionista, Schindler sottrasse uomini, donne e bambini ebrei allo sterminio nazista, trasferendoli dai lager ai suoi campi di lavoro in Polonia e in Cecoslovacchia, dove si produceva materiale bellico. Così, fornendo armi al governo tedesco e versando enormi somme di denaro, Schindler salvò migliaia di persone. Resta però un mistero, il motivo che lo spinse a intraprendere quella sua personale lotta al nazismo.

 

Enrico Deaglio, La banalità del bene,  Universale Economica Feltrinelli, 1993

 

Il titolo è un chiaro riferimento, ribaltato, al titolo del libro di Hanna Arendt, La banalità del male, sul processo di Gerusalemme al gerarca nazista Adolf Eichmann. E’ una storia vera, appassionante come un romanzo d’avventure: l’incredibile vicenda del commerciante padovano Giorgio Perlasca (1910- 1992) che, nell’inverno 1944, a Budapest, riuscì a salvare dallo sterminio migliaia di ebrei, spacciandosi per il console spagnolo. Era stato un fascista entusiasta e aveva combattuto in Spagna come volontario per Franco. L’8 settembre lo trovò lontano da casa, ricercato dalle SS. Avrebbe potuto mettersi in salvo, decise invece di rischiare la vita. Il 28 e il 29 gennaio 2002, su Raiuno, fu trasmesso il film “Perlasca, un eroe italiano”, la cui sceneggiatura è stata tratta dal libro di Enrico Deaglio. L’attore protagonista è Luca Zingaretti nel ruolo di Giorgio Perlasca, considerato lo Schindler italiano.

 

Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini, Einaudi, 1972

 

Gli orrori della persecuzione fascista e razzista, la crudeltà della storia, l’incantesimo dell’infanzia e la felicità del sogno, sono gli elementi intrecciati con grazia ed eleganza, di questo romanzo triste e dolcissimo. Molti hanno voluto vedere in Giorgio Bassani, il cantore delle storie ferraresi, quasi un altro Marcel Proust di casa nostra. Bello il film di V. De Sica, riduzione cinematografica del romanzo Il giardino dei Finzi- Contini di G. Bassani.

 

David Grossman, Vedi alla voce: amore, Mondadori, 2008

 

Come parlare dell’Olocausto alle nuove generazioni, a chi è troppo giovane per aver vissuto l’orrore? A questa domanda – una necessità ineludibile – posta dallo scrittore Elie Wiesel, David Grossman ha risposto con questo romanzo. Protagonista e narratore è il piccolo Momik che, figlio di deportati, sente parlare in modo oscuro e allusivo dell’Olocausto, si interroga sul mistero dei numeri tatuati sulla pelle dei genitori, crede che la “belva nazista” sia realmente un animale feroce, sconosciuto e terribile. Ma per capire davvero, dovrà crescere, diventare scrittore e seguire le tracce del nonno in Polonia; poi compiere un viaggio impossibile per mare, lasciarsi trasportare da personaggi immaginari e approdare all’ultima fantastica invenzione del libro: un’enciclopedia dove si raccolgono i fili innumerevoli del romanzo, e della vita. Così, con questa grande creazione etica, con questo libro insieme folle e scientifico, ingenuo e poetico, drammatico e grottesco, Grossman realizza il tentativo di interpretare e inventare una realtà segnata indelebilmente dal dolore.

 

Nedo Fiano, A5405 il coraggio di vivere, San Paolo, Milano 2015

 

Nedo Fiano è uno dei pochi sopravvissuti ad Auschwitz ancora in vita. In questo libro autobiografico, racconta proprio la sua drammatica esperienza della Shoah. Bambino con una vita normale fino al settembre 1938, quando vengono promulgate le leggi razziali anche in Italia, viene arrestato nel 1944, condotto prima nel carcere fiorentino delle Murate e poi nel campo di Fossoli, vicino a Modena. Da qui, un giorno di primavera, insieme a quasi mille detenuti, viene deportato ad Auschwitz, dove sarà sterminata tutta la sua famiglia. Nedo si salva perché conosce il tedesco, ma soprattutto perché crede nel coraggio di vivere. Malato, mal curato, viene liberato l’11 aprile 1945. Da Firenze, Fiano si sposta a Milano, dove vive tuttora. Matteo Renzi, che firma la Prefazione al volume, definisce questo libro “un colpo al cuore perché Fiano non racconta di numeri, ma di persone con nome e cognome, di amici conosciuti oltre il filo spinato che cadono nella neve, di una madre abbracciata prima dell’addio finale, di un padre che si trasforma sotto i suoi occhi e cede… Anche se è un libro che parla di morte, Fiano lo riempie di vita, di colori, di profumi”. Nedo Fiano è venuto a Civitanova Marche nel febbraio del 2000 e ha reso la propria testimonianza della propria esperienza nel campo di sterminio Auschwitz davanti ad una folta rappresentanza di studenti, al cine – teatro Conti di San Marone. Conosco personalmente Nedo Fiano fin dai tempi del mio lungo soggiorno a Giussano, in Brianza e fui io a invitarlo a Civitanova Marche (Raimondo Giustozzi).

 

Adesso sono nel vento: Rimini e la memoria, dai viaggi-studio ai progetti didattici per le scuole, Comune di Rimini, 2003.

 

Laura Fontana, Giorgio Giovagnoli (curatori), I nemici sono gli “altri”: convegno sull’Olocausto, Comune di Rimini, 1999.

 

Anne Grynberg, Shoah: gli ebrei e la catastrofe, Electa/Gallimard, 1995

 

Giorgio Perlasca, L’impostore, il Mulino, 1997

 

Jean Améry, Intellettuale ad Auschwitz, Bollati Boringhieri, 1987

 

Paride Piasenti, Il lungo inverno dei lager: dai campi nazisti, trent’anni dopo, Associazione Nazionale ex internati, 1977

 

Vincenzo Pappalettera (curatore), Nei lager c’ero anch’io, Mursia, 1973

 

“La mia speranza è che conoscere il passato ci aiuterà in futuro a evitare la crudeltà e la violenza. La mia speranza è che, sapendo quali orrori possono venire dal pregiudizio e dall’intolleranza, si possa coltivare l’impegno a combattere tanto il pregiudizio che l’intolleranza (…). La mia storia è il mio messaggio, non arrendersi mai”.

  1. Bitton-Jackson, Ho vissuto mille anni. Crescere durante l’Olocausto, Fabbri

 

Raimondo Giustozzi

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