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Il Paese. Italia-Svezia 0-0.

Corriere

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Fabrizio Bocca – Repubblica.it

Niente Mondiali, ed è giusto così. Non siamo stati capaci di battere la Svezia. Pensavamo di aver toccato il fondo e invece ritorniamo indietro di 60 anni. Non si può che ripartire dalle dimissioni doverose di Tavecchio e Ventura. Ma poi? Poi ricominciamo da un’altra Federcalcio e soprattutto da un allenatore vero (Ancelotti?)

Le lacrime di Gigi Buffon alla fine fanno molto male, soprattutto a lui. Che avrebbe meritato un ben altro epilogo di carriera. Ma è andata così, è successo davvero, siamo fuori dai Mondiali. Non accadeva dal 1958, i Mondiali di 60 anni fa. Ed è un po’, effettivamente, come se fossimo tornati a quel punto. Anche se c’è una bella differenza, quelli erano anni bui per il calcio italiano. Questi no, almeno secondo me. Va bene abbiamo mille problemi, non ci piace il nostro calcio, il nostro campionato, non siamo abbastanza ricchi come lo sono gli altri, i grandissimi campioni non vengono più da noi, i giovani faticano a esplodere, ci mancano i Tardelli, i Cannavaro, i Totti e i Buffon del futuro, non vinciamo più Coppe a raffica, abbiamo dei dirigenti francamente impresentabili, a cominciare dal numero 1, Carlo Tavecchio. Che ovviamente dovrà togliere il disturbo immediatamente, insieme al ct Giampiero Ventura che lui ha scelto, e che è uno dei massimi responsabili di questo sprofondo nella notte nei tempi. Intanto via Tavecchio e Ventura e poi si comincia a parlare di filosofia e riorganizzazione del calcio italiano, refrain per altro già sentito. Il punto di partenza non può che essere questo. E del resto se lo fecero Prandelli e Abete dopo l’ultimo Mondiale, non vedo perché i due principali responsabili di oggi, che hanno fatto pure peggio, non dovrebbero fare altrettanto.

Ma fotografato questo panorama intristito del calcio italiano, dietro il clamoroso fallimento azzurro io non vedo una desolazione tale da giustificare questo crac totale, assoluto, che ci riporta così indietro. Non una desolazione cioè che possa far da giustificazione, e da alibi. Se davvero il nostro calcio fosse così malridotto da non garantire nemmeno una Nazionale ai Mondiali, le colpe sarebbero tutte fuori della Nazionale stessa. Senza alcuna responsabilità cioè per il ct, o per i giocatori e in parte addirittura per i dirigenti che la guidano. Se non esistono giocatori all’altezza, campioni per trascinare la squadra, giovani con cui costruirsi un futuro, che colpa potrebbero averne Ventura o Tavecchio? E invece, forse, il problema sta tutto lì. Non nel macrocosmo, ma nel micro del caso Insigne, delle sostituzioni e dei moduli sbagliati, nelle proteste di De Rossi al momento della sostituzioni, nell’implosione di una squadra bloccata dalla paura e dall’ansia, nelle pieghe di un modulo di gioco che non prevede il gol, in un allenatore infine che ha allenato la Nazionale come allenava il Bari o il Torino.

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