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Poesia. Scrivere poesie d’amore oggi è ancora possibile. Michele Mari

MIchele Mari - Internet

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Michele Mari esordisce con uno straordinario volumetto dedicato a Ladyhawke

Di Michele Mari il pubblico ha sempre ammirato, oltre che la bravura, la sua poliedricità: avere sempre qualcosa da dire utilizzando vari medium espressivi (teatro, romanzi, traduzioni, articoli ecc.), non è semplice. Eppure Mari, da oltre trent’anni nel panorama letterario italiano, ci riesce ogni volta e ci riesce anche in poesia, genere nel quale ha esordito proprio quest’anno con “Cento poesie d’amore a Ladyhawke”, edito da Einaudi. La qualità sorprendente del volumetto è che Mari, nonostante si tratti di una prima prova, sembra essere molto a suo agio nel versificare; smaliziato, ironico, a tratti feroce, l’autore ha voluto dedicare queste poesie d’amore ad una misteriosa figura femminile, Ladyhawke appunto, della quale confessa di essersi invaghito sin da giovane (Tu non ricordi / ma in un tempo / così lontano che non sembra stato / ci siamo dondolati su un’altalena sola.) Il Tu non ricordi, tra l’altro, richiama la celebre “Casa dei doganieri” di montaliana memoria, così come molti altri sono i riferimenti, a volte espliciti (Amor ch’a nullo amato amar perdona è l’incipit di un testo) che si innestano nei versi del poeta milanese.

Il suo amore taciuto, coltivato di nascosto, motivo d’ispirazione per tante pagine, ora dal sapore brillante, ora dal sapore amaro, fanno di “Cento poesie d’amore a Ladyhawke” una sorta di moderno canzoniere, capace di portare, nell’afflitto panorama italiano, una boccata d’ossigeno e pure una piccola lezione: fare poesia, e poesia d’amore in particolare, è possibile anche senza scadere nella banalità, nell’ovvio, ed è possibile cogliere le mille sfaccettature di questo sentimento, nevrosi comprese, solo attraverso una spietata analisi, che il poeta rende privata ed universale insieme.

 

 

Piergiorgio Viti

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