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Recanati. Si torna a parlare di cinema con Cinelinguaggi che apre con “Locke” di Steven Knight, Giovedi 13 aprile a Recanati. Ingresso gratuito

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Torna Cinelinguaggi e lo fa con l’intento di puntare lo sguardo e scandagliare immagini del presente, immagini che sono sempre attorno a noi. Per questo, la scelta di cosa vedere è caduta su tre film precisi: il 19 aprile tocca a Il sale della terra (2014) di Wim Wenders; il 26 aprile tocca a Le quattro volte (2010), pluripremiato film di Michelangelo Frammartino, ad aprire la rassegna però, il 13 aprile, sarà Locke (2013) di Steven Knight, una storia minimale estremamente avvincente interpretata da Tom Hardy per esplorare alcune modalità di racconto del cinema di oggi. Ingresso Gratuito

Locke guida nella notte verso Londra. È un costruttore di edifici, ma questa notte si consuma la demolizione della sua vita. All’alba avrebbe dovuto presiedere alla più ingente colata di cemento di cui si sia mai dovuto occupare. Gli americani e i suoi capi hanno incaricato lui, perché per nove anni è stato un lavoratore impeccabile, il migliore: solido come il cemento, appunto. Ma la telefonata di una donna di nome Bethan riscrive l’esistenza di Locke. Prima di quella telefonata, e del viaggio che ha deciso di intraprendere di conseguenza, aveva un lavoro, una moglie, una casa. Ora, nulla sarà più come prima.

L’attesa opera seconda di Steven Knight non solo soddisfa ma supera piacevolmente le aspettative. Sceneggiatore talentuoso, per Frears e Cronenberg, con Locke eccelle nell’esercizio di scrittura, ideando un percorso di quasi novanta minuti nel quale il tempo della storia e il tempo del racconto coincidono e non c’è altro luogo al di fuori dell’abitacolo della Bmw in movimento e nessun altro personaggio oltre a quello del titolo, impegnato in un dialogo telefonico pressoché ininterrotto con gli altri nomi del copione: Bethan, dall’ospedale di Londra, la moglie Katrina e i due figli da casa, Garreth, il capo furioso, e Donal, l’operaio polacco al quale Ivan Locke ha affidato la delicata gestione di ogni preparativo in sua assenza. A riscattare, però, Locke da una natura puramente letteraria (viene alla mente un altro portentoso viaggio in macchina su carta, “Wyoming”, firmato da Barry Gifford) è la performance di Tom Hardy, per la prima volta spogliato delle maschere che l’hanno imposto all’attenzione internazionale e messo alla prova nei panni di un uomo medio, dall’aspetto medio, nell’attimo della sua esistenza che fa la differenza. Nel modo in cui Hardy increspa le onde del testo, suscitando tanto l’ironica commedia quanto l’umana tragedia, con poche battute e il proprio volto come unici strumenti, si conferma il bravo attore, ma nella scelta di adottare esclusivamente i toni bassi, impedendosi l’appiglio anche solo una volta alla scena urlata o al sussurro autocommiseratorio, sta il contributo d’eccezione.

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Il resto è il documento di un circolo creativo e produttivo virtuoso, che conta una manciata di settimane di distanza tra la consegna della sceneggiatura e l’inizio della preparazione, e un tournage di sole otto notti, per un film che non porta con sé alcuna traccia di rinuncia o compromesso e parla nel momento giusto del tema del giusto, dell’assunzione di responsabilità, per scomoda e punitiva che sia, e dell’estrema fragilità degli edifici morali sui quali costruiamo le nostre famiglie e le nostre sicurezze. (Scheda tratta dal sito mymovies.it)

manifestoCinelinguaggi è una rassegna di cinema che va oltre il cinema, verso la musica, verso il fumetto, verso la crossmedialità. Storie diverse da mondi diversi per scandagliare un unico grande oceano: quello del linguaggio audiovisivo.

Si tratta di un percorso in tre tappe dove il linguaggio del cinema è portato a mescolarsi con quello di altri media (l’immagine digitale per come può venire fuori da una videocamera portatile, dalla televisione o da siti internet; il fumetto; la musica nell’occasione della ripresa di un concerto). In questo ci si interrogherà su cosa è diventata la comunicazione audiovisiva oggi e soprattutto su quale ruolo lo spettatore sia portato a svolgere.  Se l’anno scorso, alla sua prima edizione, Cinelinguaggi ha tracciato un percorso per vedere come il cinema si sia andato interrelazionando nel tempo con altri linguaggi artistici, questa volta punta a far vedere (e discutere di) quali possibilità e forme abbia il racconto visuale in questo inizio millennio, dove l’impiego sempre più continuo del digitale ha cambiato radicalmente le carte in tavola, sia per quel che riguarda la realizzazione che la fruizione di immagini, e dove tutti siamo diventati oramai più smaliziati nel nostro rapportarci con loro.

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