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Gustavo Zagrebelsky sulla Stampa: Professionisti della politica… Se la Repubblica di Weimar è in vista, spetta a loro agire per evitarla.

da Internet

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Gustavo Zagrebelsky non riesce ad accettare le parole della politica dei tempiattuali. Le definisce “etichette”. Come “populismo”, accostato nella storia a Simon Bolivar e a Napoleone, ad Adolf Hitler e a Donald Trump, “forse un significato generico ce l’ha, ma è tale da sconsigliarne l’uso”. O ancora il termine “sovranismo”, anche se davanti agli Stati svuotati “non mi pare sbagliato rivendicare qualche parte di sovranità. Il punto è che dilaga un sovranismo aggressivo e nazionalista, a scapito di uno democratico”. In un’intervista alla Stampa, il costituzionalista che ha combattuto e vinto in prima linea la battaglia per il No al referendum costituzionale parla di Pd e Matteo Renzi, di M5S e di cosa verrà nella politica italiana.

Dieci anni fa era al Lingotto ad ascoltare Walter Veltroni, ora l’approccio con cui attende il Lingotto 2017 di Matteo Renzi è molto diverso.

“Temo il profluvio di slogan e di parole vuote. Wittgenstein ha scritto qualcosa del genere: di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere. Si potrebbe aggiungere: si deve tacere anche di ciò di cui è inutile parlare. Solo delle cose che potrebbero essere diverse da ciò che diciamo merita parlare” […] “Se sottoponessimo i discorsi pubblici a questo semplicissimo test, resterebbe molto poco. Il culmine si è toccato nell’esordio di un documento del Pd di qualche anno fa: “Noi, i democratici, amiamo l’Italia”. Perché, qualcuno sospettava il contrario?” […] “Il rischio delle vuote parole che svaniscono nel nulla mi pare assai alto”.

Per il suo avversario al referendum, Matteo Renzi, Zagrebelsky ha parole molto dure nel definire come lo veda oggi.

“Sfibrato e sempre più isolato, vittima d’una certa viltà di coloro che gli sono stati intorno non senza adulazioni e connessi benefici e ora, nella difficoltà, lo stanno abbandonando. Soltanto per questo, merita simpatia”.

Il ritorno di Renzi alla guida del Pd, secondo il costituzionalista, nasconde insidie per il partito.

“Corre un gran rischio. Se Renzi, malgrado ciò che sta accadendo, vince le primarie è altissimo il rischio che il partito cada nella fossa, perda definitivamente la sua identità”.

C’è poi il problema della legge elettorale, caduta nel dimenticatoio.

“Sebbene si dovesse approvare “subito!”, non se ne parla più. Sembra comunque che tutti, volenti o nolenti, siano rassegnati a ritornare alla proporzionale, la formula che fa meno paura in un sistema tripolare. Oltretutto, è quella più funzionale a una grande coalizione per poter arginare l’ascesa dei 5Stelle: il fantasma che turba i sonni di tanti” […] Il ritorno alla Prima Repubblica “potrebbe essere un’uscita non voluta ma subita. Con prospettive inquietanti che spetta ai professionisti della politica scongiurare. Se la Repubblica di Weimar è in vista, spetta a loro agire per evitarla”.

L’argine ai 5 Stelle può venire dalla legge elettorale, ma anche dalla loro strategia di chiusura ad ogni tipo di alleanze politiche.

“Non mi piace l’ostracismo nei loro confronti. Al pari, pur apprezzando lo spirito di novità che portano nella vita politica, non mi piacciono i settarismi, i riti inquisitoriali che portano alle espulsioni e l’indisponibilità a cercare accordi, mediazioni”. […] “In assenza di responsabilità nazionale potrà ancora gonfiarsi di voti protestatari. Ma attenzione: nella protesta possono confluire cose d’ogni genere, anche contraddittorie e pericolose. La diffidenza reciproca con coloro che potrebbero contribuire a costruire un gruppo dirigente all’altezza della situazione non è un buon viatico verso il governo”. […] “Mettersi e mettere in gioco, qui è il problema della democrazia nel nostro Paese. La democrazia è il regime del compromesso. Non lo dico io, ma il grande giurista Hans Kelsen. Il punto è: compromessi con chi, con quali contenuti, in vista di che cosa. Non ogni compromesso è, come si dice, “inciucio””.[…] “Se non è un compromesso corrotto, sugli interessi, chi l’ha detto che è inciucio per definizione? Le cose cambiano, bisogna leggere bene le carte. Se sono pulite, a costo di scandalizzare, dico che non vedo a priori lo scandalo”.

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