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Rodotà. “I cittadini devono potersi fidare”

Photo Fabio Cimaglia / LaPresse

Photo Fabio Cimaglia / LaPresse

Articolo del Il Fatto Quotidiano

Una “evidente sconfitta” per Matteo Renzi, con un No che “non è stato soltanto un rifiuto, ma anche un’indicazione di recupero della cultura costituzionale”. Stefano Rodotà è stato uno dei più attivi sostenitori della campagna del No al referendum costituzionale e oggi, in un’intervista al Fatto Quotidiano, non fa un bilancio finale della mobilitazione, ma rilancia sul fronte dei diritti.

“Segnalo che l’anno prossimo avremo di nuovo prove su questo terreno perché la Cgil ha promosso tre referendum, tra cui quello contro l’abolizione dell’articolo 18. Oggi non finisce un percorso, tutt’altro. Bisogna fare di questo risultato un’analisi che possa guidare le azioni dei prossimi mesi. Torneremo al protagonismo dei cittadini, che hanno dimostrato di voler esercitare le loro prerogative in proprio. Ponendo quindi il problema della delega e della rappresentanza: a queste domande bisognerà dare risposta. Non sarà semplice, ma questi problemi non sono più eludibili”.

Il primo quesito della Cgil prevede di eliminare le norme che prevedono un indennizzo economico per i lavoratori licenziati senza giusta causa, al posto dell’obbligo di reintegro. Il secondo punta a eliminare il lavoro accessorio, pagato con i “voucher“. Il terzo riguarda la reintroduzione della “responsabilità solidale” negli appalti, una norma tecnica che impone a committenti e subappaltatori di verificare che le società con cui lavorano sia in regola coi pagamenti dei contributi prima di procedere al pagamento.

Rodotà sottolinea gli errori di Renzi nella sua strategia riformista, che avranno impatto anche nell’immediato futuro politico italiano.

“È stato imperdonabile fare una legge elettorale che valeva solo per la Camera, dando per scontato che i cittadini approvassero la riforma del Senato. Una classe dirigente deve avere visione e responsabilità: l’arroganza che sottende a questa mossa è inabbissibile. Senza dire che, dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum, il compito primo del Parlamento era fare una legge elettorale almeno non incostuzionale. Il cuore di quella sentenza era proprio il tema della rappresentanza. Ora ci troviamo una legge elettorale che vale per una sola Camera e su cui c’è più di un sospetto di legittimità costituzionale”.

Secondo il giurista, è dirimente il modo in cui saranno eletti i prossimi rappresentanti del popolo in Parlamento.

“Non c’è più posto per trucchi da funamboli.I cittadini devono potersi fidare perché altrimenti questo rinnovato i nteresse per le decisioni comuni scemerà e prenderà nuove direzioni, se non altre derive”.

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