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Lettera ai nipoti di un nonno malato di politica. Il referendum e il futuro dei nostri nipoti

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di Pierfranco Pellizzetti

 

Miei cari Alice, Federico, Francesca e Sofia,

quando arriverà il tempo, i vostri genitori vi racconteranno di questo nonno ben poco saggio, tossicodipendente da politica. Un vecchiaccio convinto che «l’economia dovrebbe essere materia per specialisti – come l’odontoiatria (sarebbe magnifico se gli economisti riuscissero a farsi percepire come una categoria di persone utili e competenti: come i dentisti, appunto)», mentre ognuno dovrebbe interessarsi di politica e parteciparvi attivamente. Se la precedente frase tra virgolette sulla questione economisti tirava in ballo un signore di cui questo vostro antenato è fan entusiasta – un gentleman inglese chiamato John Maynard Keynes, che studierete andando all’Università (ma non alla Bocconi o alla LUISS, per favore!) – sulla politica vi trascrivo l’opinione di un gentleman ateniese di 2.500 anni fa, Pericle: «Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile».

Tante parole per giungere a dire che il momento in cui sto scrivendo non è il tempo del politico e tantomeno del giurista, bensì dell’economista. Nella sua versione volgare di trombettiere degli interessi dei ricconi; a danno di quanti hanno meno in tasca e più speranze nella testa e nel cuore. Soprattutto i giovanissimi come voi. Che potranno realizzare i propri progetti di vita solo se la politica tornerà a essere il grande spazio pubblico in cui la libera discussione si appropria del futuro.

Contro questo modo di pensare operano grandi organizzazioni interessate a sostituire la costruzione del domani con un presente immobile che cristallizzi i loro privilegi. E per fare questo non indietreggiano davanti a nulla. Soprattutto hanno fatto predisporre dai loro servitori una neo-lingua (come nel libro di George Orwell “La fattoria degli animali”, che dovrete assolutamente leggere) dove niente corrisponde a quanto dichiara: la “buona scuola” vuol dire che c’è uno che comanda e tutti zitti in riga, “Jobs Act” vuole dire che per trovare un lavoro bisogna rinunciare ai propri diritti e alla propria dignità, “decidere” vuol dire che chi sta in cima non deve rispondere a nessuno, ridurre i costi della politica vuol dire rinunciare a eleggere i propri rappresentanti, e così via. Il gigantesco trucco affidato alle chiacchiere di un venditore di fumo chiamato Matteo Renzi. Il quale ha pensato bene di raggiungere l’obiettivo affidatogli dai padroni del mondo (un’accozzaglia di banche e affaristi specializzati nell’accollare i propri debiti a tutti noi) depurando la nostra legge fondamentale (la Costituzione italiana) dai fondamenti che ci consentono di essere ancora una democrazia, seppure imperfetta. La Costituzione che inizia dicendo che questa nostra democrazia è fondata su quanto più infastidisce Renzi e i suoi capi: il lavoro, come dignità e responsabilità delle donne e degli uomini.

Per questo, per difendere la vostra possibilità politica di guidare domani una democrazia meno imperfetta, questo nonno, come tanti altri, si è impegnato a lottare contro gli imbrogli dei padroni che vogliono decidere delle nostre e delle vostre vite.

Ci tengo che lo sappiate. È quanto lascio a ognuno di voi, con una preghiera: «non dire mai che sono stato indegno, che/ disperazione m’ha portato avanti e son rimasto/ indietro, al di qua della trincea./ Ho gridato mille e mille volte NO,/ ma soffiava un gran vento, e pioggia, e grandine:/ hanno sepolto la mia voce. Ti lascio/ la mia storia vergata con la mano/ di una qualche speranza. A te finirla». Sono le parole di un poeta della resistenza greca, Kriton Athanasulis, che mi sono care. Che spero trovino un posticino nei vostri giovani cuori. È questo che vi lascio. Attendo nuove.

Con amore.

Nonno Pierfranco

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