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Referendum. Caccia all’ultima clientela. I piani di D’Anna sulla sanità campana, nuova inchiesta sul portatore di preferenze di De Luca

Da Internet

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Alessandro De Angelis

NAPOLI – Ogni giorno ce n’è una, in questa Florida d’Italia da sei milioni di voti, dove tutto lo stato maggiore del premier sta tentando di rastrellare voti, senza andare tanto per il sottile con le “clientele come Cristo comanda” del sistema De Luca.

Sistema di cui è un pilastro Vincenzo D’Anna, uno dei fedelissimi di Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario condannato a 9 anni per concorso esterno e ora verdiniano di ferro. I suoi 35mila voti della lista “Campania in rete” furono decisivi, assieme a quelli dell’Udc, nella vittoria elettorale di Vincenzo De Luca. In un servizio della trasmissione Nemo su Rai 2, si vede D’Anna parlare a tavola di sanità col senatore Falanga e un paio di imprenditori: “Lotti – sono le parole del fuori onda – mi mandò un messaggino e mi disse: De Luca metterà sul piatto 30milioni e io ho informato anche voi. I commissari alla sanità, D’Amario, quello di Ncd è un trastuliatore, mentre Polimeni è proprio un coglione”. Poi parla di nomine: “Ci mettiamo un tecnico valido, abbiamo fatto un accordo con Angelucci e Verdini”. Ecco. Nel frattempo passa alla Camera famoso emendamento che consente al governatore di riappropriarsi della Sanità e di fare le nomine, consentendo così la realizzazione del piano. Piano che D’Anna conferma, nel silenzio dei vertici del Pd e della regione, in un’intervista al Mattino, in cui il linguaggio del potere coincide con l’insulto e la parolaccia: “Sì- dice D’Anna – sono giudizi che confermo. Polimeni è un coglione, anzi la radice quadrata di un coglione. D’Amario è un maneggione”. Linguaggio dell’arroganza, parole che non scandalizzano i vertici del Pd locale, ostentazione di una complicità, come quando D’Anna andò a Caserta a stringere la mano a De Luca che aveva appena bollato la presidente dell’Antimafia Bindi come una “infame”, “da ucciderla”.

Sanità, il big business delle clientele “come Cristo comanda”. D’Anna è presidente di Federlab, l’associazione che riunisce i laboratori di analisi, sono 630 in Campania. Luigi Cobellis, imprenditore della sanità privata, è il segretario dell’Udc di Salerno che De Mita, ai tempi della formazione della giunta, avrebbe voluto assessore alla Sanità. Ora, diversamente dalle indicazioni del suo partito, sta facendo votare si, in virtù del suo rapporto con De Luca. Rapporto diventato solido con la nomina di Corrado Matera, cugino di Cobellis, come assessore regionale allo sviluppo e alla promozione del turismo.

È il sistema scientifico di De Luca che Luca Lotti e tutto il giglio magico è venuto a benedire: finanziamenti, controllo ferreo di nomine e potere. A Napoli, dopo Lotti, arriva anche il fior fiore dei sindaci renziani, a un incontro organizzato dai comitati per il SI: il sindaco di Firenze Dario Nardella, Giorgio Gori, sindaco di Brescia, Matteo Ricci Pesaro. A presiedere l’incontro, in questa Florida del familismo, Piero De Luca, il primogenito del governatore, baciato due giorni fa da Lotti a Salerno: “Piero è un amico”. Per lui è pronto un posto alla Camera nel 2018, mentre il cursus di suo fratello Roberto prevede che quando avrà finito di farsi le ossa come assessore a Bilancio di Salerno, gli si spalancheranno le porte del consiglio regionale, grazie ai voti di papà. E al suo sistema. Che resiste alle tegole giudiziarie.

L’ultima è caduta su Franco Alfieri, l’uomo delle clientele organizzate “come Cristo comanda”. Un’inchiesta che lo vede coinvolto in abuso e peculato, assieme ad alcuni fedelissimi e al fratello della giovane deputata del Pd Sabrina Capozzolo, in segreteria nazionale del Pd come responsabile politiche agricole del Pd. In un’intercettazione del gennaio 2013, che riguarda un’altra inchiesta in cui Alfieri è coinvolto, proprio De Luca lo rassicurò sull’elezione al Parlamento della Capozzolo, che Alfieri aveva sostenuto alle primarie. Alfieri non fu candidato come consigliere regionale proprio perché coinvolto nell’inchiesta Due Torri ma fu poi nominato da De Luca “consigliere politico” in Regione, su agricoltura e pesca, una sorta di giunta parallela di tredici persone che poi sono i veri kingmaker del consenso. Secondo l’accusa, Alfieri in questo nuovo processo avrebbe favorito dirigenti e funzionari amici elargendo loro premi per poco meno di centomila euro, a titolo di ricompensa per aver recuperato quote di Tarsu. Tra questi, appunto, ci sarebbe Giuseppe Capozzolo.

Il sistema delle clientele attrae voto organizzato. E trasformismo. Ecco che ti imbatti, girando per i paesi della Campania profonda nel sindaco di Pagani, Salvatore Bottone di Forza Italia, coinvolto nel 2015 nell’inchiesta Mastrolindo, una storia di false indennità di disoccupazione, che, sia pur non ufficialmente, ma una mano al Si la sta dando. Mentre la dà ufficialmente il sindaco di Pomigliano d’Arco, Lello Russo. Ex socialdemocratico, ex Pdl, ha annunciato il suo sostegno alle riforme renziane in una affollata iniziativa di partito prima di mandare alle stampe i manifesti. In avvicinamento all’Ncd e al fronte del SI Ernesto Sica, sindaco di Pontecagnano, coinvolto nell’inchiesta P3 in quanto autore dei dossier falsi contro Stefano Caldoro, per impedirne la candidatura, d’intesa con Nicola Cosentino. Dell’operazione campana il referente nazionale di Cosentino era Denis Verdini. Allora persero, ora sono al governo in Campania con De Luca e a Roma con Lotti.

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