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“Ossessione referendum”. Dietro i milioni di Taranto la guerra per il Sì. Dall’incontro segreto all’emendamento ritirato: storia della tensione tra Renzi e Emiliano

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L’Huffingtonpost  –  Di Alessandro De Angelis

#Bastaunsì per spiegare la differenza tra la Sanità in Puglia (con i 50 milioni tolti a Taranto) e la Sanità in Campania (ri-consegnata nelle mani di Vincenzo De Luca). E tra l’invito alla mobilitazione delle clientele “come Cristo comanda” di Vincenzo De Luca e le durissime parole verso Matteo Renzi di Michele Emiliano, proprio nel corso di una visita a un reparto oncologico: “Il presidente è ossessionato dal referendum ma io no. Io sono ossessionato dai tumori dei pugliesi, sono ossessionato dai tumori dei bambini di Taranto e dal fatto che tali tumori non derivano dal fato ma da un inquinamento di Stato, consentito da decreti del governo della mia Repubblica”. Emiliano aveva anche annunciato la sua partecipazione a un sit-in sotto palazzo Chigi organizzato dall’associazione Genitori Tarantini. Iniziativa poi annullata dalla stessa associazione, dopo che il premier l’aveva bollata come “strumentale”, per evitare polemiche politiche, nel giorno del silenzio elettorale.

Per capire occorre riavvolgere la pellicola del film a mercoledì 9 novembre. Quando il governatore della Puglia varca la soglia di palazzo Chigi per un incontro “riservato” col premier dopo un anno in cui i due non avevano mai avuto occasione di un faccia a faccia. È in quell’occasione che Renzi gli chiede, anche con una fermezza, prima di spostarsi sul SI, poi di non fare campagna per il NO. L’incontro è di quelli tra “tosti”, in cui si capisce che il rapporto umano è rotto e quello politico quasi. Perché Emiliano risponde: “Io non cambio posizione. Ho detto che la riforma è pessima, ma ho sempre detto che per tutelare la regione e il partito non sto partecipando attivamente alla campagna, non ho dato interviste, non ho fatto comizi. E ripeto che in un partito non ci si può stare come dei nemici”.

Tra la distanza e l’inizio della più classica delle guerre c’è il rifiuto della mobilitazione totale secondo il modello De Luca da parte di Emiliano. Che per tutta una serie di ragioni, dalla convinzione all’indole, mantiene una grossa autonomia rispetto al premier. Più volte si mandano sms che alimentano la tensione, come quando il premier lo invita all’iniziativa sui “mille giorni del governo”, perché il suo volto sarebbe stato importante per acchiappare voti al sud e l’altro gli risponde invitandolo alla sua iniziativa dei mille giorni in Puglia, ovvero a un primo bilancio dell’operato della sua giunta. Per non parlare dei segnali di distanza, quando all’iniziativa per il SI a Bari Emiliano non va ad ascoltarlo, preferendo andare a quella del No della Camusso e dell’Anpi, in contemporanea.

Sms tra i due, rispettivi sfoghi con i collaboratori, tra un “chi si crede di essere quello, le istituzioni non sono comitati elettorali” (lo spiffero che arriva da giù) e un “dopo il 5, se vince il SI, quello è finito” (lo spiffero che trapela dalle war room renziane), l’emendamento su Taranto diventa l’ultima tassello della battaglia. Così come l’emendamento a favore di De Luca viene inserito (di notte) dopo il grande appello alla mobilitazione clientelare, quello su Taranto scompare mercoledì (sempre di notte), nonostante avesse le coperture, l’ok del Tesoro e di palazzo Chigi.

Secondo la ricostruzione di Emiliano tutta l’operazione viene gestita da personalmente dal sottosegretario a palazzo Chigi Claudio De Vincenti, il che equivale a dire che il mandante è Renzi. Il quale vuole dare una lezione all’insubordinato governatore ma, evidentemente, sottovaluta l’impatto politico e mediatico della vicenda. Impatto che, in queste ore, l’intero apparato della comunicazione del premier è impegnato a limitare, derubricando alla voce “strumentalizzazione” i 50 milioni non dati alla Puglia per i presidi sanitari a Taranto, alle prese con l’emergenza legata all’inquinamento dell’Ilva. È chiaro, a questo punto, che il responso della prova di forza tra Renzi e Emiliano è affidato al conteggio dei SI dei No nelle urne pugliesi. NO su cui l’impegno del governatore, da blando, è diventato molto più concreto.

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