bacheca social

FAI UNA DONAZIONE





Sostieni questo progetto


A tutti i nostri lettori

A tutti i nostri lettori . Andremo dritti al punto: vogliamo chiederti di proteggere l’indipendenza dello Specchio Magazine. Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste un caffè, potremmo permetterci di far crescere l’Associazione lo Specchio e le sue attività sul territorio. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è il prezzo di una colazione o di una rivista nazionale. Questa è la maniera più democratica di finanziarci. Con il tuo aiuto, non negheremo mai l’accesso a nessuno. Grazie.
novembre 2016
L M M G V S D
« Ott   Dic »
 123456
78910111213
14151617181920
21222324252627
282930  

La vittoria di Trump, se fosse un’opportunità.

Trump - Internet

Trump – Internet

Giuseppe Lauricella

Mi dispiace per i delusi del risultato delle presidenziali degli Stati Uniti d’America. Mi dispiace per chi aveva sperato nella elezione di Hillary Clinton. Mi dispiace per chi aveva sperato in una continuità della globalizzazione intesa nel solo senso del primato della finanza sui governi. Mi dispiace persino dire – e lo sanno tutti coloro che con me avevano discusso da tempo – “lo avevo detto che avrebbe vinto Trump”. Chi spiega la vittoria di Trump con l’affermazione del populismo o con la vittoria di un modello di chiusura, del nazionalismo, sbaglia.

Ha vinto chi si è proposto come reazione a un modello globale guidato da circoli esclusivi, che hanno voluto creare un modello, su scala globale, in cui i governi (e la politica) fossero condizionati dalla finanza, con la mortificazione dei valori di solidarietà, di benessere diffuso, che hanno sempre caratterizzato la storia statunitense, così come le ragioni su cui si costruì la comunità europea e, prima ancora, la nostra Repubblica.

Valori, nel tempo, stravolti – se non repressi – dal prevalere degli interessi di pochi. Su tale scia abbiamo assistito alla crisi statunitense, alla crisi europea, alla conseguente crisi italiana, deliberatamente imposta da chi ha perseguito politiche economiche del rigore, che, in nome del profitto, in nome del primato della finanza, si sono affievoliti valori e diritti, fino a colpire la dignità dell’uomo.

Solo di recente Obama aveva cercato di invertirne il senso, dando spazio a una politica economica che abbandonasse l’austerità e assumesse gli investimenti e la crescita come modello. Probabilmente, non è bastato. Probabilmente, è arrivato in ritardo, quando già la crisi e chi condivideva il malessere collettivo – nonostante i risultati positivi – non era più recuperabile.

In ogni caso, la Clinton non è Obama. Evidentemente. Ciò che rappresenta la Clinton e gli interessi che avrebbe garantito sono di gran lunga diversi da ciò che ha rappresentato e garantito Obama. La Clinton avrebbe garantito la continuità non con Obama ma con le politiche degli interessi di una minoranza, di un mondo esclusivo, nel senso che esclude la maggioranza, la gente comune, gli interessi di chi con la crisi si è impoverito o non ha più nutrito alcuna speranza di benessere.

Per tali ragioni, non si può leggere il risultato dicendo che ha perso il partito democratico americano e ha vinto il partito repubblicano americano. Sarebbe, anche questa, una lettura fuorviante. Ha perso la Clinton, perché hanno perso gli interessi che lei avrebbe voluto garantire, in continuità.

In tal senso, con la vittoria di Trump (o, se si preferisce, con la sconfitta della Clinton) si apre una possibile prospettiva di cambiamento anche in Europa. Con la Clinton si sarebbe con forza riaffermato quel modello che ha condotto alla condizione in cui versa l’Europa e che ha prodotto governi “funzionali” come il governo Monti in Italia, con tutte le conseguenti misure depressive che ha generato.

Credo che la vittoria di Trump segni una svolta: non si torna indietro. Nell’Unione europea il cambiamento della politica economica dall’austerità in favore di una politica degli investimenti per la crescita (di stampo keynesiano) è ineludibile e irreversibile.

Per tali ragioni, ritengo – fuori dal coro – questo risultato un’opportunità, persino funzionale alla posizione che da un po’ di tempo ha assunto il governo Renzi, anzi proprio Renzi. Dirò di più: non vanno ricordate le parole che Trump ha usato in campagna elettorale. Vanno ascoltate e valutate le parole che lo stesso Trump ha pronunciato appena eletto. Un’altra cosa. Un proposito di dialogo con tutti gli Stati, tutti i governi. Un proposito di rasserenamento dei conflitti persistenti in varie regioni e aree del mondo.

L’intesa con la Russia di Putin può costituire quello scenario dei due blocchi che prima della caduta del muro garantivano la pace in ragione della guerra fredda e della tensione. Oggi, i due blocchi potrebbero costituire la garanzia della pace in ragione della collaborazione e della condivisione.

Invia un commento

Puoi utilizzare questi tag HTML

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>