Angela Mauro
“Una donna vera, semplice, spiccia, autentica, forte”. Per Rosy Bindi il ricordo di Tina Anselmi è un ricordo di genere. “Una donna scomoda”, continua parlando all’Huffington Post. Soprattutto quando fu “presidente della commissione sulla P2”, il momento “più difficile” nei rapporti con “gli uomini della Dc e non solo”, il momento in cui lei “andò a toccare gli aspetti più delicati del potere di questo paese…”. Staffetta partigiana, prima donna a ricoprire l’incarico di ministro facendo “scomparire il lavoro di molti uomini”, continua Bindi. Che direbbe Tina Anselmi della ‘folle’ corsa per il referendum costituzionale? “Uno se lo chiede, ma la risposta dobbiamo trovarla noi…”, risponde la presidente della Commissione Antimafia, che sulla consultazione del 4 dicembre mantiene un “silenzio istituzionale”.
Come ricorda Tina Anselmi?
Una donna vera, semplice, spiccia, autentica e soprattutto forte con la quale non potevamo non confrontarci. E non potevano non confrontarsi anche molti uomini della Dc e non solo negli anni in cui era attivamente impegnata come parlamentare, poi come ministro di riforme importanti. E’ stata una donna capace di servire il paese con grande passione.
Qual è stato il momento più duro di scontro con gli uomini della Dc e non solo?
Il momento più difficile per Tina è stata la presidenza della Commissione P2. In quel momento è andata a toccare gli aspetti più delicati del potere di questo paese che in qualche modo interessavano trasversalmente tutte le forze politiche. E’ stata una delle responsabilità da lei ricoperte che ha creato più problemi nei nostri palazzi, ma lei è andata avanti imperterrita. E non a caso è arrivata a quell’incarico negli anni della maturità: dopo aver fatto il ministro, dopo essere stata punto di riferimento del mondo cattolico nella Democrazia Cristiana.
Un ventenne di oggi probabilmente non sa chi è Tina Anselmi.
Non so come si possa fare, ma è necessario ripercorrere la storia di una donna come lei perché aiuta anche a capire la storia del nostro paese. Tina è stata staffetta partigiana e in questo quindi fondatrice della Repubblica, serve la costituzione da credente praticando però il valore della laicità. Eppure è sempre stata punto di riferimento del mondo cattolico nella Dc. E si dice sempre che lei è stata la prima donna a diventare ministro: sì, vero, ma soprattutto da ministro lei ha portato avanti riforme importanti, come l’istituzione del servizio sanitario nazionale. E’ stata un ministro che ha fatto scomparire il lavoro di molti uomini e ha difeso la democrazia dagli attacchi dei poteri occulti di un paese con la mafia, la massoneria… Nella sua vita, c’è la parabola della Repubblica: un giovane che si avvicini alla politica non può non avere queste radici storiche e non può non far tesoro di testimonianze come quella di Tina Anselmi. Poteva anche essere il primo presidente della Repubblica donna di questo paese.
Ma non è mai stata presa seriamente in considerazione.
E’ stata presa in considerazione da chi le ha riconosciuto tutto, ma è stata scartata da chi temeva la sua schiena dritta, la capacità di restare forte e inflessibile davanti a qualunque potere, da quello nazista e fascista della guerra agli altri arrivati dopo. Tina Anselmi se ne va nel periodo di maggiore trambusto per la storia della Costituzione e della Repubblica. Lei che parlava della democrazia come “bene delicato” e “fragile”, avrebbe potuto essere una guida in queste settimane che precedono il referendum costituzionale, un momento di scelta importante per il paese.
In questi anni, siamo stati privati di tante persone, a partire da Aldo Moro, poi Scalfaro, Leopoldo Elia, Maria Eletta Martini e ora Tina Anselmi. Di fronte a tutte le scelte importanti, a me viene sempre la domanda: che cosa farebbero loro? Ma loro non rispondono. La risposta la dobbiamo dare noi, loro non si sostituiscono alle nostre responsabilità. Le possono ispirare, ma guai se li volessimo sostituire alla nostra responsabilità.
Presumo dalla realtà attuale che nessuna donna è alla sua altezza