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Referendum. Dopo il Sì o il No, gli scenari economici possibili

Beppe Grillo. Internet

Beppe Grillo. Internet

Adriano Bonafede

Che cosa succederà all’economia italiana dopo il referendum costituzionale? Le banche d’investimento italiane e straniere si sono sbizzarrite nel disegnare scenari positivi o negativi a seconda della vittoria dell’uno o dell’altro schieramento. C’è stato anche chi, come Mediobanca, è addirittura sceso nei particolari, immaginando quello che potrebbe accadere al mondo delle utilities…

Fra i tanti report e scenari ce n’è uno forse più semplice ma anche più interessante per le sue implicazioni non nel breve ma a medio termine. Pimco, una delle più grandi società del risparmio gestito del mondo che fa capo al colosso Allianz, ha scritto che la vittoria del Sì potrebbe avere nell’immediato un esito positivo sui mercati, consentendo al premier Renzi di continuare indisturbato fino alle elezioni del 2018.

Per contro, la vittoria del No creerebbe la necessità – scrive Nicola Mai, executive vice president e analista del credito sovrano di Pimco – di un governo di transizione (capeggiato o no da Renzi) che porti il paese verso le elezioni approvando una nuova legge elettorale visto che a quel punto le due camere avrebbero due leggi elettorali diverse. L’analista di Pimco non lo dice, ma la vittoria del No non dovrebbe portare a conseguenze drammatiche ma certo qualche scossone nei mercati potrebbe esserci.

Fino a questo punto sembrerebbe che la vittoria del Sì possa produrre nell’immediato una certa stabilità mentre quella del No condurrebbe all’opposto a una forma di instabilità.

Se però andiamo avanti nel ragionamento di Pimco, vediamo che le cose cambiano completamente segno se lo sguardo va oltre il breve termine. Infatti – scrive Nicola Mai – la vittoria del Sì porterebbe alla conferma di Renzi, che poi si giocherebbe le sue chance contro il movimento 5 stelle nel 2018 in un duello a due (come previsto dall’Italicum del resto). Ma il movimento di Grillo è “euroscettico” e se vincesse – cosa che non può essere esclusa visto che i due partiti sono di fatto appaiati dal punto di vista dei voti – sarebbe un guaio proprio per l’economia. Anche se una bocciatura referendaria avrebbe conseguenze negative per la stabilità politica e per le prospettive di riforma di lungo termine – è la tesi di Pimco – il rischio principale dal punto di vista dei mercati sarebbe l’elezione di un governo scettico anti-establishment. Da qui la conclusione: “si potrebbe affermare che una vittoria del No renderebbe l’evenienza di una vittoria di Grillo ancora più remota”.

 

Ergo, la vittoria del No offre in realtà una maggiore probabilità di stabilità a lungo termine.

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