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Inizio scuola: lo scandalo dei cassonetti stracolmi di nuovissimi libri usati

libri scolastici usati al lungotevere Oberdan

libri scolastici usati al lungotevere Oberdan – Roma

Scandalo che si presenta anche nelle nostre scuole, invitiamo i nostri lettori ad una seria riflessione.

Mauro Leonardi Prete e scrittore

Ieri a Roma i cassonetti delle immondizie che si trovano vicino agli edifici scolastici straripavano di libri di testi vecchi – ma nuovissimi – delle scuole medie e superiori. Libri che l’anno scorso le scuole romane adottavano a settembre non valgono più nulla, neanche usati perché le scuole ne hanno scelti altri.

Su Facebook era – ed è – un inseguirsi di persone indignate. “Non solo da te, anche da me”. “Sotto deve esserci qualche altra spiegazione: non sono solo i privati cittadini a buttarli, deve esserci altro”. “Trovarsi tra le mani libri nuovi, per i quali l’anno scorso hai speso 20 euro, e che non puoi passare alla figlia minore ti fa venire voglia di farne una montagna davanti al ministero e di dar fuoco a tutto”. Sempre ieri – oggi cominciano le scuole, si è capito – un monastero di suore che ogni giorno dà da mangiare a dei poveri senza tetto, profughi, immigrati delle più diverse specie, mi racconta che a un tratto arriva un distinto signore che era in fila come gli altri. Arrivato il suo turno tira fuori l’elenco dei libri che deve comprare al figlio e chiede un aiuto perché si tratta di 250 euro e lui non ce la fa: loro, come famiglia normale, non ce la fanno.

Visto come funziona l’Ama a Roma credo che i cassonetti oggi siano ancora pieni come ieri. Fate una verifica, passando per esempio da Lungotevere Oberdan, meta storica dello scambio libri usati e scoprirete che le vere domande della gente, oggi primo giorno di scuola, non sono sull’esistenza di Dio o l’immortalità dell’anima ma perché sono più i libri che non si riescono a passare all’ altro figlio o al vicino di casa di quelli che vanno ancora bene? Perché un libro di testo identico nel titolo, nell’autore, nella copertina, è da buttare visto che l’unica cosa diversa è il numero identificativo sulla copertina? Cosa non lo rende più rivendibile o riutilizzabile da un altro figlio, un codice diverso?

“Signora, nella nuova edizione c’è il cd”. “Signore, nella vecchia edizione non c’è il fascicolo con le figure geometriche”. “Cambia solo l’ultima parte con le tavole, signora ma il codice non corrisponde più, che fa lo prende lo stesso?”. Garibaldi dell’anno scorso è diverso da quello di quest’anno? E il teorema di Pitagora, perché non va più bene? Perché un libro di testo di matematica, l’hanno successivo è diviso in tre libri incellophanati insieme: uno di teoria, uno di esercizi e uno di approfondimenti? Stesso autore, stessa grafica e titolo, ma da un testo ne fai tre con il triplo dei soldi, perché? So che c’erano dei tetti di spesa per il caro-libri. So che c’erano dei tempi scolastici obbligatori per cui un libro di testo non poteva essere cambiato. Ci sono ancora?

Infine, quanta carta di ottima qualità, lucida e pesante, sprechiamo ogni anno per stampare e buttare a breve giro di posta, tutti questi colorati e disegnati libri di testo? Cosa hanno da dire i platani di Lungotevere Oberdan che vedono i cadaveri di tanti loro fratelli alberi nei cassonetti perché “il codice identificativo del libro, signora, non corrisponde”? Prima di parlare dell’eternità dell’anima o anche solo della Raggi e dell’Italicum ci spiegate cosa c’è dietro questo flagello?

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