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Morire di fonogramma nell’ era della realtà virtuale

Internet

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Giacomo Talignani

Poche ore prima della tragedia di Puglia stavo leggendo un articolo su un gioco che si chiama PokemonGo e ci racconta dove, tecnologicamente, siamo arrivati con la realtà virtuale. Poche ore dopo la tragedia ho letto un commento (molto condiviso, se lo ritrovo lo pubblico) di un ragazzo che da 10 anni prendeva i treni pugliesi ed era arrivato in ritardo solo due volte.

Non avevo messo insieme le due cose finché non ho sentito, su TeleNorba, parlare Massimo Nitti, il direttore di Ferrotramvie, la società del terribile incidente fra Corato e Andria: diceva che per capire cos’è successo “saranno fondamentali i fonogrammi”.

La parola fonogramma, come grammofono o telegrafo, è un tuffo di testa nel passato. E’ qualcosa che nemmeno lontanamente si riesce ad associare a internet, i social, i video a 360°, i giochi come PokemonGo. Il commento di quel lettore era carico di rabbia non solo per i morti, ma anche per come media e persone stavano infangando la Puglia, il sud dei binari unici (il 70%), tacciandola come un terzo mondo dei trasporti dove nulla funzionava, mentre lui – come tanti altri pendolari – di problemi non ne aveva mai avuti: prendeva i suoi treni e arrivava a destinazione. Con ritardi o meno, così fa la stragrande maggioranza degli italiani. Sanno di dover andare da A a B, se stanno viaggiando con alta velocità o meno, quale compagnia usano, conoscono il prezzo dei biglietto: ma non hanno idea di chi controlla la loro sicurezza.

Nemmeno sapevano dei “fonogrammi”.

Sui 33 km che collegano Ruvo a Barletta, oltre a un tratto di binario unico, c’è un vecchio sistema di controllo chiamato “blocco telefonico”. Negli anni Cinquanta (ma anche prima) entrò in sostituzione del blocco telegrafico. In sostanza è un metodo di comunicazione per dare il “via libera” alla partenza di un treno fra i dirigenti di due stazioni: l’ok viene dato tramite dispacci, fonogrammi, una comunicazione telefonica e un testo scritto. Se uno dei due dirigenti di movimento da l’ok il treno parte. Se arrivano due “ok” a due treni che viaggiano in senso opposto sullo stesso binario i treni partono e si schiantano, come è successo in Puglia.

Questo sistema esiste ancora i diverse piccole tratte d’Italia. Ho cercato su internet fra la regolamentazione della circolazione dei treni ma non sono riuscito a capire esattamente, dall’Emilia alla Sicilia, su quali binari esista ancora il “blocco”. Perché manca una mappa, una certificazione chiara che faccia sapere anche a noi come stiamo viaggiando.

Il “blocco”, detto BT, è stato sostituito in gran parte d’Italia da sistemi moderni come l’SCMT (Sistema Controllo Marcia Treno), in uso sulla stragrande maggioranza della rete Rfi. Un impianto tecnologico che esclude errori di comunicazione come nel caso di un fonogramma mancato.

In questo l’Italia è al pari, se non avanti, di altri Paesi europei dove invece il blocco telefonico vige ancora in tante piccole stazioni: Portogallo, Spagna e Francia usano ancora questo sistema su diverse linee. Però, tra incidenti e progresso, in questi stati il BT è stato implementato con diverse forme di controllo aggiunto, spesso computerizzate.

In Italia no. Laddove c’è il blocco c’è un uomo che parla con un altro uomo e a comunicazione avvenuta è praticamente impossibile capire se è c’è stato un errore. Eppure, con i treni tracciati a GPS, sarebbe bastato un monitor per vedere due pallini che andavano a impattare. Oppure potevano esserci sistemi di blocco elettrico manuale. O ancora ulteriori supervisioni di chi gestisce l’intera tratta.

E invece nulla di tutto ciò: una comunicazione sbagliata, un dispaccio mai arrivato e quasi trenta persone, fra chi era sul treno e chi potava gli ulivi, sono morti di fonogramma. Nel 2016, morti di fonogramma. Nell’epoca dei pupazzi virtuali, dei facebook live e degli smartphone prolungamento artificiale delle nostre braccia, dovremmo avere il diritto di essere informati su come stiamo viaggiando. Su chi ci controlla, su quale sistema ha in mano le nostre vite. Il blocco telefonico non dovrebbe essere un sistema temporaneo o in deroga, ma qualcosa di abolito per sempre.

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