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Dialetto in pillole – 51. Parole loretane con la I – J – L

Un po’ di voci loretane e modi di dire collegati, presenti nel glossario “Parlà loretano” (1994), di Augusto Castellani. Li ripropongo così come li ha scritti lui, magistrale interprete del dialetto della “felix civitas lauretana”; di mio ci sono solo alcune osservazioni sull’etimologia e i riferimenti letterari. Questa è una selezione; Castellani, di vocaboli, ne ha registrati assai di più e pertanto invito il curioso a procurarsi il suo volumetto.

 

Augusto Castellani - foto della famiglia

Augusto Castellani – foto della famiglia

 

ABBREVIAZIONI

accr. = accrescitivo / ant. = antico / ar. = arabo / arc. = arcaico / celt. = celtico / cfr. = confrontare / dim. = diminutivo / euf = eufemismo / f. = femminile / fr. = francese / franc. = francone / gr. = greco / incr. = incrocio / long. = longobardo / it. = italiano / lat. = latino / med. = medievale / mil. = milanese / mod. = moderno / onom. = onomatopeica / pop. = popolare / prov. = provenzale / rom. = romanesco / romagn. = romagnolo / sin. = sinonimo / sp. = spagnolo / suff. = suffisso / t. = tardo / ted. = tedesco / tosc. = toscano / um. = umbro / v. = verbo / ven. = veneto / volg. = volgare

SUONI: s indica s dolce di rosas indica s aspra di sole /

 

I – J 

imbràgal’ho buttata all’imbràga, riporta a quando l’animale da tiro, stanco, non vuole più camminare e rincula appoggiandosi all’imbraca, parte del finimento; dunque, abbandonarsi, lasciarsi andare; lat. bràca, di origine celt..

invèlle‘ndu’ sî stàto? Invèlle! Cus’hî fàtto? Gnè’. Allóra nun vai mànco carceràto, chi non è stato in nessun luogo determinato o proprio da nessuna parte (invèlle) e non ha fatto nulla, non rischia di andare in galera; lat. (in) de ùbi vèlles = là dove si vuole; cfr. aretino uvèlle, romagn. invèl, um. dovèllo. Uso frequente del vocabolo nelle parlate del centro Italia; tra i primi a farne un uso letterario, Jacopone da Todi (XIII sec.).

jèzzojèzzo, che guaio!, Gesù, che guaio!; lat. sus.

‘jutà’gènte allègra el cel la ‘jùta, il Cielo aiuta chi prende la vita con ottimismo, chi fa prevalere il buon umore; lat. adjuvàri, aiutare.

 

L

làdrigiugàmo ai làdri a libbrà’, giochiamo a ladri e carabinieri (a ladri da liberare) – Osimo e bèllo, Castello è segréto, chi vòle i làdri che viènga a Loreto; forse è da trovare un riferimento nel toponimo Villa Ladra (Villa Berghigna), frazione di Loreto; lat. làtro-ònis; .

làgnanun da’ né làgna né seccàgna, non da fastidio a nessuno, né si lamenta né infastidisce; lat. laniàre, graffiarsi, dilaniarsi per il dolore.

Le lacrime di Giobbe - sito postoi.sk

Le lacrime di Giobbe – sito postoi.sk

làgrimele làgrime de Giobbe, grani della corona del rosario così chiamati con riferimento alle lacrime versate da Giobbe sottoposto a prove durissime dal Signore, superate grazie alla sua fede e alla sua leggendaria pazienza; lat. làcrima.

làppasî ‘na làppa!, sei davvero fastidioso, petulante, ti appiccichi alle persone – i làbbri me làppene, ho una sgradevole sensazione di gusto alle labbra, riferito alla làppa come erba medicinale secondo il lat. làppa.

làttenun me fa’ venì’ el làtte ntei ginòcchi, finiscila di annoiarmi; forse perché bisogna fare un grande sforzo a sopportare qualcuno molto noioso e i grandi sforzi provocano la formazione di acido lattico alle ginocchia (con conseguente stanchezza).

lénguala léngua bàtte ndo’ ch’el dènte dòle, il discorso finisce sempre sull’argomento che causa dispiacere, rimpianto, irritazione; lat. lìngua.

léscacèrte lésche de baccalà, grossa fetta di una cosa, anche di pane o altro; formato per concrezione di l’ésca, considerando che spesso le fette di pane erano impiegate come esche per la pesca; lat. ésca.

lescìvapàri tirata su da la lescìva, sembra ti abbiano tirata adesso fuori dalla liscivia, tanto sei pallida; lat. liscìvia.

lèttote ‘vànza i pièdi fòr del lètto, ironico, l’unica cosa che hai di abbondante sono i piedi – se se ffa’ el lètto in tre, mòre la più pìccola, riferito all’uso di preparare il letto degli sposi novelli da parte dei parenti; lat. lèctus.

lèvitoha nméso el lèvito, ha messo in cinta la moglie, il cui ventre, man mano lievita, cresce; lat. levàtum.

lì’brùgia el lì’ per fa’ el garbó, sproporzione tra il risultato (carbone) e la spesa per ottenerlo (lino), lavoro fatto senza alcun costrutto; lat. lìnum.

libbràtoadè’ s’è libbràto de tùtti i ‘mpìcci, ora si è liberato di ogni intralcio, problema – s’è libbràta, di donna che ha partorito; lat. liberàre.

limó’sta sèmpre in ‘chièse a sfràgne i limó’, sta sempre in chiesa con le mani giunte, nell’atto di chi debba spremere un limone; ar. līmūn.

lìpam’ha ttaccato la lìpa, mi ha attaccato il pesce d’aprile, o altro, sulla schiena; dal gr. lípa, da cui il successivo aleíp, ungere, appiccicare, passato al lat, lìppus, grasso, untuoso, appiccicoso.

lòffiha fàtto i stùdi lòffi, i suoi studi sono stati poco impegnativi, poco seri; alto ted. slaf>tosc. lòffio.

loffià’el càldo me lòffia, il caldo mi infiacchisce – de sî lòffia, fìja mia!, quanto sei indolente (smidollata) ragazza mia!; alto ted. slaf > tosc. lòffio, stesso significato; cfr, ven. lòfio, slòfio.

Logge in piazza dei Galli - foto Rivista Marchigiana Illustrata, 1906

Logge in piazza dei Galli – foto Rivista Marchigiana Illustrata, 1906

lòggelògge de Massimì’, logge in piazza dei Galli dove c’era la stazione di posta delle vetture trainate a cavalli (lì c’era la macelleria (?) o comunque il negozio di Massimì); franc. laubja > fr, loge, loggia.

lògo còmmidoè ‘ndato al lògo còmmido, è andato al cesso; comodo, forse, per la posizione … rilassata che vi si può assumere; lat. lòcus + còmmodus.

lóngolónga cume ‘na quarésima, di faccenda che non finisce mai o che si prolunga troppo nel tempo – la prèdica, quànn’è lónga, pìja de ttaccatìccio, comincia a dare fastidio; lat. lòngus.

lorétopassà’ pe’ Loréto, andare a scrocco  (perché?); i loretàni è cùme i ca’ da pajàro: bàjene ma nun móccighene; i loretani magari baccagliano, alzano la voce, ma non trascendono in violenze; lat. laurétum < làurus, alloro; vedi.

lùnala lùna de Bulògna è pròpio uguale a quélla de Loréto?, domanda del figlio universitario di ritorno da Bologna, rivolta al padre, che, disperato, avrebbe esclamato: (ve)ri sòldi mia!; lat. lùna.

lusciàta‘na lusciàta d’àcqua, uno scroscio (?) d’acqua; forse da crosciare, probabile voce onom.

lùzzeni‘ccidènti cume lùzzena ‘staséra!, caspita, come lampa questa sera!; lat. volg. luxèna, balenìo, lat. volg. luxinèro, lampo.

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