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Dialetto in pillole – 49. Parole loretane con la G (1)

Un po’ di voci loretane e modi di dire collegati, presenti nel glossario “Parlà loretano” (1994), di Augusto Castellani. Li ripropongo così come li ha scritti lui, magistrale interprete del dialetto della “felix civitas lauretana”; di mio ci sono solo alcune osservazioni sull’etimologia e i riferimenti letterari. Questa è una selezione; Castellani, di vocaboli, ne ha registrati assai di più e pertanto invito il curioso a procurarsi il suo volumetto.

Gusti' in versione estiva al Porto - foto famiglia Castellani

Gusti’ in versione estiva al Porto – foto famiglia Castellani

ABBREVIAZIONI

accr. = accrescitivo / ant. = antico / arc. = arcaico / cfr. = confrontare / dim. = diminutivo / euf = eufemismo / fr. = francese / incr. = incrocio / tosc. = toscano / it. = italiano / lat. = latino / med. = medievale / mil. = milanese / mod. = moderno / onom. = onomatopeica / pop. = popolare / prov. = provenzale / rom. = romanesco / romagn. = romagnolo / sp. = spagnolo / suff. = suffisso / t. = tardo / ted. = tedesco / ven. = veneto / volg. = volgare

 

gabbió’te stàghi bè’ nt’un gabbió’, matto come sei, il posto giusto per te sarebbe un gabbione, vale a dire il carro a forma di gabbia usato per il trasporto dei pazzi; lat. volg. càvja, gabbia, con suff. accr.

‘gàffode ‘gàffo, in più, che avanza; dal romag. sgàf, dispari, scompagnato.

‘gaggiòttostàvene cu’ le bócche spalancate, cume i ‘gaggiòtti nte la cóva, i bambini che aprono la bocca in attesa di essere imboccati; lat. agàsia, uccello gracidante + dim. ipocoristico; secondo Ludovico Muratori (XVII-XVIII sec.), invece, sarebbe aferesi di picàzza, pica = gazza + suff. spregiativo.

galastró’è nàtu mèzzo cappó e mèzzo galastró’, è un cappone malcastrato; it. gallastrone, gallo mal riuscito, riferito a persone con poco carattere.

galì’me fài galì’, de quant’è che te chiàmo, a forza di chiamarti ho perso la voce; lat. garrìtus, garrito, voce stridula delle rondini.

galìnagalìna vècchia fa bon bròdo, l’esperienza è sempre determinante, l’anziano è affidabile; alcuni individuano nel proverbio un’allusione di natura sessuale – munèlli e galìne spòrchene le càse, le galline sporcano materialmente, i bambini perché ripetono tutto quel che sentono, senza badare a convenienze; lat. gallìna.

gallìcchiodàmmene un gallìcchio, dammene uno spicchio (di arancia); anche: dammi il gheriglio della noce; altri: clitoride femminile, dal lat. gàlla, rigonfiamento, con suff. dim.

gàlloel gàllo de la Chécca, riferito a chi è benvoluto, ammirato dalle donne; ma anche, al contrario, a chi  si pavoneggia, fa il galletto e s’illude di essere conteso dalle ragazze; lat. gàllus. Il vocabolo sarebbe da rapportare a quanto canta il “dottor” Dulcamara nella scena VI del II atto de L’Elisir d’amore, musicato da Gaetano Donizzetti (1832): … egli è il gallo della Checca, / tutte vede, tutte becca. Portano il titolo Il gallo della Checca una commedia in tre atti di Alfredo Testoni, rappresentata al Carignano di Torino nel 1913 e un film di Irving Cummings del 1930, con Humphrey Bogart.

gambialéttala gambialétta de Cicerchì, senso oscuro del detto, né si sa chi fosse Cicerchì del quale si dice anche: farài la fìne de Cicerchì; da cambio, lettera cambiale + dim.

gambó’ha préso gambó’, ha preso il sopravvento, troppa confidenza; forse dall’idea di passo più grande del dovuto; il Vocabolario della Crusca del 1747 riporta l’espressione dare gambone spiegando; quando si vuole non solo acconsentire con qualcuno, ma lodarlo, adulare la sua prosopopea; come a dire: dare passo libero; lat. t. gàmba con accr.

gambuló’i fugaró fàtti de stèrpi e gambuló’, sterpi e steli del granoturco per i falò della Venuta; indica anche le gambe lunghe e secche di una persona; lat. gàmba con accr. ironico.

ganàscemagnà’ a dô ganàsce, mangiare con avidità, ingozzarsi di cibo; lat. volg. gànathus.

gànzoquéllo è el gànzo mia, quello è il mio innamorato; ted. ant. gans, giovane; altri: amante in una relazione extramatrimoniale derivando il termine dal lat. med. gàngia, meretrice, significato oggi quasi perduto.

Voce GARAGOLI - sito agraria.org

Voce GARAGOLI – sito agraria.org

garagòlinun se màgna più nemméno i garagòli, non si possono mangiare più (causa il loro alto costo) nemmeno i garagoli, detti anche crocette; sp. caracol de mar > fr. caracol (XVI sec,) stessa radice di escaragol (lumaca di terra, fr. mod. escargot), ma nel senso figurato di spirale; in equitazione è il movimento circolare che si fa eseguire a un cavallo; parentela probabile con il lat. pop. cocùlium, conchiglia da cui l’ant. prov. cogolha.

garbó’néro cùm’el garbó’, nero come carbone, o perché molto sporco o perché di razza nera o anche riferito all’anima, anima nera, di persona cattiva; lat. càrbo-ònis.

garbunèllazéro zéro garbunèlla, di persona che non vale nulla o di chi non ha combinato niente; detto, forse, perché la carbonella si butta sempre via, dunque non ha valore – sta facénno garbunèlla, sta amoreggiando; forse sinonimo di fare legna, inteso come fare all’amore; lat. càrbo-ònis con dim.

garfagnìnoè un garfagnìno, è un ladro; forse si tratta di una deformazione di sgranfignàre, che ha anche il significato di rubare, da cui il derivato sgranfignìno, ladruncolo; altri tirano in ballo la Garfagnana (tra le Alpi Apuane e l’Appennino tosco-emiliano), terra a lungo infestata da banditi, evocando la testimonianza di Ludovico Ariosto che di quel territorio sensibile fu governatore tra il 1522 e il 1525.

gargòttanun c’è più ‘na gargòtta pe’ Loréto, a Loreto non ci sono più cantine (osterie); fr. ant. gargoter, gorgogliare (del vino che viene travasato in bottiglia o che scende nella gola).

Voce GATTO - sito ponzaracconta.it

Voce GATTO – sito ponzaracconta.it

gàttogàtte mòrte, persone che nascondono la propria aggressività dietro un’apparenza di docilità – camìna a gàtto mignó’, cammina carponi; dall’ant. fr. mignot, elegante, lezioso; cammina carponi con l’eleganza di un gatto cfr., però, il veneto gattomagnào, da gatto+miao, che appare più probabile – ffa’ da gàtto, sempre pronto ad approfittare dell’occasione – la gàtta de san Giuvànni, un pèzzo rìde e un pèzzo piàgne, probabile riferimento ai gatti che venivano bruciati, si dice, con le streghe nella notte di san Giovanni; anche per loro, che magari hanno ben vissuto, arriva il momento del pianto; l’alternarsi della quiete e della tempesta (la joie venait toujours après la peine, cantava Apollinaire ne Le pont Mirabeau). I presagi sono propri della notte di san Giovanni, in particolare i disegni formati dalla chiara dell’uovo versata in una bottiglia; la chiara, lasciata di notte all’aperto, la mattina dopo assumeva forme da interpretare per il futuro. Spesso la forma era di una barca e ciò significava, per le ragazze del Porto, un marito marinaio  – s’el gàtto se pàssa la ‘récchia, dumà’ piòve, quando il gatto si gratta l’orecchio, vuol dire che il giorno dopo pioverà (credenza popolare inglese); lat. med. càttus.

gèntela gènte più è ténta e più ci ha furtùna, più le persone sono losche e più le cose vanno loro bene – mànco pe’ la vergogna de la gènte!, per non sentire quel che dirà la gente, per non dare scandalo; testimonianza di quanto si teneva (e si tiene ovviamente tuttora) a non perdere la faccia di fronte alla gente lat. gèns-gèntis.

gerbósarài gerbó’, riferito a persona capace di adattarsi a tutto, di fare molte cose: anche a persona saputa; è un detto loretano di non chiara origine; può derivare dal nome di un santo eremita, Gerbone, che, in quanto tale, era obbligato a fare tutto da sé sui monti della Laga dove viveva e dove c’è un bosco detto proprio bosco di san Gerbone; non vedo invece collegamenti con san Cerbone, vescovo di Populonia, morto nel 575 d.C.

ghiànnacu’ vòj che fàga, me mànca la ghiànna, non posso fare quel che mi chiedi, non ho quattrini; fin dall’antichità il frutto della quercia è considerato un portafortuna; in alcune regioni italiane viene offerto alle spose come regalo di nozze; lat. glàns-glàndis.

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