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Cultura. Riprendiamo la storia delle signore presenti nella vita di Giacomo Leopardi

Tratta da internet

Tratta da internet

di Loretta Marcon

Un’altra fonte: ancora su Teresa Lucignani

 

I biografi hanno sempre ignorato l’importanza di questa signora che morì a 92 anni nell’Ospizio dei poveri di Pisa e che aveva conosciuto e frequentato il poeta per circa sette mesi. Ella raccontava che il Leopardi si intratteneva volentieri con lei e quasi sospettava che di lei si fosse invaghito. Raccontava poi alcuni particolari sulla vita del Nostro, come ad esempio che s’impermaliva se qualcuno lo voleva far passare per primo dall’uscio (debolezza non infrequente nelle persone deformi). Un giorno uno studioso di nome Botteghi  andò a trovarla e di ciò che essa raccontò, stese poi una minuta relazione  perla “Gazzetta letteraria” del 6 ottobre 1898. Dalle ingenue parole di Teresa Lucignani si può ritenere che fosse proprio lei l’occasione del risorgimento pisano di Giacomo. Il Botteghi pensava di trovare una vecchia decrepita e indebolita di spirito, invece Teresa gli si presentò sorridendo. Nella sua miseria portava un abito ordinato e tenuto con cura. “Ha 92 anni e non ne dimostra 72: gli occhi celesti, ancora vivissimi: poche rughe sul viso macro dal profilo dolce, due denti soli ancora forti e bianchi… Meravigliosa è la lucidità di mente che conserva in età così grave”. Essa confermò dapprima ciò che sappiamo da una lettera di Leopardi, che suo cognato subaffittava la casa di via Fagiuoli dal dott. Comandoli. Il poeta usciva verso le due e tornava alle quattro; faceva colazione alle otto con cioccolato e caffè; la sera poi pranzava, studiava poco e di giorno. Tornando dalla passeggiata si tratteneva a parlare. Teresa disse che era tanto curioso e diceva: “ho veduto la tale col tale che facevano all’amore”, e aggiungeva che egli sapeva descriverli benissimo: nei vestiti, nelle fattezze, nella voce, nel camminare, tanto che lei capiva subito di chi parlasse. Teresa aggiungeva che Giacomo amava raramente la compagnia e spesso voleva restar solo. Nell’ora del vespro stava con una certa Esterina Sacchi; fu invitato più volte a passare in casa sua ma non ne volle mai sapere. Anche le “famose” signorine Mason, francesi che abitavano accanto a lui lo invitavano ma egli vi andò solo per un quarto d’ora e poi non più. Le Mason erano bellissime e istruite. Ma “Giacomo stava sempre da noi” (è Teresa che parla), non volle mai andare al teatro e, anzi, se qualche volta noi uscivamo per andarvi e lo lasciavamo solo, per lui era serata d’inferno: si inquietava, brontolava, ne diceva “di rosse e di nere”.

Il Botteghi chiese a Teresa: “era collerico, inquieto”? Lei: “Inquieto sempre: di ogni più piccola cosa ne faceva una croce; era sensibilissimo. Senta questa: una sera udii per la stanza un raschìo tra la roba: c’era un topo, io mi spaventai e mi feci a chiamare: Nisi, Nisi (Dionigi). Lo chiamavamo così questo studente forestiero;  non rispose, ma Giacomo che era a pranzo corse, prese la lucerna e voleva schiacciare il topo: non gli riuscì; si turbò tanto, e per quella sera non volle più saperne di mangiare. Dio liberi poi se si tardava un secondo a portargli la colazione: non la guardava più e la rimandava intatta”.

Di suo padre parlava mai? “Ne parlava di rado: se sono così gobbo, diceva, debbo ringraziare lui: mi ha tenuto tanto al tavolino”.

In quel tempo non venne mai nessuno della famiglia a trovarlo. Della mamma mi disse che la prima volta che lo portò a confessare si mise lì su una panca accanto al confessionale per voler udire anche lei. Il prete quella volta non voleva dare a Giacomo l’assoluzione; dopo quella volta gliela dette sempre.  Il Leopardi riceveva grandi uomini nella sua camera messa su alla meglio: senza poltrone, un canapè e un tavolino piccolo. Venivano in carrozza tutte le settimane; si trattenevano molto a parlare. Se veniva a fargli visita qualche persona volgare, non apriva mai bocca; mica che fosse superbo, anzi: Dio liberi a chiamarlo signor Conte, voleva essere chiamato Giacomo.

“E quelle signorine Mason che erano tanto belle piacevano al Leopardi?”

“Eccome! Ma aveva paura di essere canzonato, brutto com’era. Nessuna donna, diceva, avrebbe potuto amarlo sul serio; caso mai lo prenderebbero per interesse. Sarebbe stato poi gelosissimo; una volta mi disse che la donna infedele l’avrebbe trattata in modo da farla pentire”.

Teresa aveva allora 15 anni ed era bionda e ricciuta e Leopardi 27. Anche la gente diceva che lui era innamorato, al che lei, vergognosa, appena lui arrivava si allontanava…

 

 

La terza donna: Madama Padovani

 

Una certa Madama Padovani rappresentò un altro degli affetti di Giacomo. Rosa Simonazzi, moglie separata del modenese Luigi Padovani, era amica degli Stella e dei Brighenti e si era trasferita da poco a Bologna per studiare canto. Guarda caso, abitava nella stessa casa di Giacomo, addirittura nello stesso piano. Ebbe qualche successo, poi si trasferì a Mosca ma da lì tornò povera e delusa. Separata, sembra vivesse piuttosto liberamente (almeno per quel tempo). Cosa accadde tra questa signora e il nostro Giacomo non è dato saperlo con esattezza, però ad un certo punto lui si dimostrò risentito nei suoi riguardi, tanto da scrivere all’amico Papadopoli (così sembra): “Essa, vedendo che io non andava più da lei, mandò a domandarmi delle mie nuove, ed io non ci andai; dopo alcuni giorni mandò ad invitarmi a pranzo, ed io non ci andai; sono partito per Firenze senza vederla; non l’ho mai veduta dopo la tua partenza da Bologna” e concludeva con una specie di sospiro: “Certo che la gioventù, le bellezze, le grazie di quella strega sono tanto grandi, che ci vuol molta forza a resistere”. Qualche biografo riferisce gli accenni di questa lettera come indirizzati a Teresa Carniani Malvezzi, altri, invece, proprio a Madama Padovani che Giacomo definiva “distinta per un paio di occhi che a me paiono belli, e per una persona che a me e ad alcun altri è paruta bella. Ma che abbia altre distinzioni non so e non credo”. In ogni caso Rolando Damiani, a questo proposito, riferisce che la stella della Padovani tramontò rapidamente nel cuore di Giacomo per la contemporanea ascesa della famosa “terza Teresa” nella vita di Giacomo…

Fine della storia della terza donna…

Alla prossima!

(da: Leopardi in blog. Testi, pretesti e attualizzazioni in 100 post, prefazione di G. Trapanese, Cleup, Padova 2010).

 

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