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AMARCORD / ATTUALITA’ – 45 Una magia di nome Adriatica

Il libro dedicato all'Adriatica

Il libro dedicato all’Adriatica

( tratto da Lino Palanca, “Un sogno lungo una vita”, Recanati, Bieffe grafiche, 2003)

2 giugno 1964 – finalissima campionato nazionale CSI: Adriatica Porto Recanati – COS Latina, con centinaia di portorecanatesi in tribuna a sostenere la squadra del miracolo.

 

Sulle gradinate sedeva il sindaco Pasquale Moroni, che, strada facendo verso Rimini, aveva beccato una multa per eccesso di velocità (non per colpa sua, dato che lui non aveva la patente), c’era Nannì de Santiago (Buffarini) arrivato a bordo della sua vespa, come già per le partite dei quarti e di semifinale, e tanti concittadini festosi e sicuri della vittoria dell’undici che in paese, da tempo ormai, chiamavano “la squadra delle meraviglie”. Si facevano sentire i Paini, Franco e Sanzio Rombini; il primo teneva ferma con le mani una sirena raccapezzata chissà dove mentre Sanzio girava con fatica la manovella; ne usciva, dopo un bel po’ di sforzi, un lungo, travagliato e sibilante lamento, che nelle intenzioni dei due grandi tifosi avrebbe dovuto darci forza e slancio. Misteri della passione sportiva.

Luglio 2015, a cena da Amaranto's per un amarcord. Da sx a dx Neno Giorgetti, Lino Palanca, Luigi Pepa, Natale Venusto, Luigi Boccolini, Nazzareno Grandinetti, Vittorio Solazzi

Luglio 2015, a cena da Amaranto’s per un amarcord. Da sx a dx Neno Giorgetti, Lino Palanca, Luigi Pepa, Natale Venusto, Luigi Boccolini, Nazzareno Grandinetti, Vittorio Solazzi

Erano presenti pure i partecipanti alla gita organizzata dalla parrocchia di San Giovanni Battista con destinazione San Marino, che avevano imposto una variante al programma, approvata dal capogruppo maestro Antonio Barchetti, e adesso stavano lì a urlare la loro fiducia nel destino tricolore dei loro ragazzi.

Occhi attenti di gente esperta, qualificatissima direi, seguivano la partita. Erano quelli degli ex arbitri internazionali Liverani e Jonni, di Renato Stoccuto, voce dei marchigiani nel “Resto del Carlino”, di Generoso Dattilo, anche lui ex arbitro internazionale e all’epoca responsabile tecnico del settore calcio del CSI, del professor Aldo Notario presidente nazionale dello stesso CSI. La linea del fallo laterale era arata (chissà come aveva avuto il permesso di star lì) da un grande del calcio italiano ben conosciuto da quelli di Latina, il nostro Luciano Panetti, affettuosamente chiamato “er puma” dai tifosi giallorossi della curva sud dello stadio Olimpico.

Arbitrava il sig. Alfonso Zegna di Milano, segnalinee i sigg. Padovan (di Padova!) e Pessini di Bergamo. La nostra formazione era quella che ormai da tempo scendeva in campo invariata: Natalino Venusto, Luigi Matassini, Giorgio Monaldi; Giuseppe Panetti, Lino Palanca, Luigi Boccolini; Mimmo Palanca, Luigi Pepa (cap), Roberto Pierini, Nazzareno Grandinetti, Vittorio Solazzi.

Settembre 2014, 50° della vittoria - Neno Tiseni riceve la sua targa ricordo da dirigente della squadra - foto Fabio Marchetti

Settembre 2014, 50° della vittoria – Neno Tiseni riceve la sua targa ricordo da dirigente della squadra – foto Fabio Marchetti

Che dagli spalti non avrebbero visto una grande partita lo si capì fin dall’inizio. La tensione, certo; la stanchezza pure, senza dimenticare che la squadra avversaria, per giungere in finale, da brocchi non era certo formata …

Il primo tempo non fece vedere altro che un giochischiare a centro campo, condito di rare velleità incursorie degli avanti nelle aree avversarie, subito domate dalle difese. In un paio di occasioni Pierini e Solazzi riuscirono a impensierire, ma non tanto, il portiere Lungo. Alla ripresa del gioco furono i laziali a menare la danza per un po’, tanto che Giovannetti (“ah Italo!” lo chiamavano continuamente i compagni come si deve a un regista qual era lui) colpì anche un palo. Allora cominciammo a dare segni di risveglio e a premere sulla difesa avversaria, ma senza esito e così si arrivò ai supplementari.

Che cominciano proprio male (passo all’uso del presente, come in una cronaca). Al quarto del primo tempo, ricevuta palla dal centravanti Quintavalle, Giovannetti lascia partire un tiro secco e preciso che si infila alla sinistra di Venusto. Perdiamo uno a zero. Sembra finito il sogno tricolore.

A Latina, ospiti degli antichi avversari, 46 anni dopo la finale. Sport vero.

A Latina, ospiti degli antichi avversari, 46 anni dopo la finale. Sport vero.

Ma passano solo tre minuti di attacchi disperati e accaniti prima che ci venga concesso un calcio di rigore per fallo di mano del mediano Petitti, intervenuto alla disperata a portiere battuto: vado a mettere la palla sul dischetto, con nel cuore un rimbombo da musica da discoteca, ma con la testa lucida. Scelgo l’angolo a destra di Lungo, calcio e vedo il portiere allungarsi nella direzione del pallone, ma non ci arriva, non ci arrivaaa!!! È dentro. Pareggio. Alé ragazzi, la guerra può ancora essere nostra.

Secondo tempo supplementare. La paura fa novanta. Tic e toc a centro campo, ma adesso siamo noi ad attaccare di più, ringalluzziti dal grande pericolo scampato. Decimo minuto, cinque alla fine e all’esecrabile monetina: un cross da sinistra, la palla colpita di striscio da Mimmo Palanca va a sfiorare la gamba di un difensore e poi si posa, beffarda, nel sacco del Latina …

L’Adriatica difende il vantaggio con falsa calma e aspetta il fischio di Zegna. Quando arriva è un’esplosione, in campo e fuori. Nei miei ricordi vedo uscire dagli spogliatoi Emilio Gardini, che ci si era rintanato perché incapace di sopportare lo stress: brilla più del sole. Stoccuto piange, Jonni è lì lì, la gente sugli spalti pare aver voce per inneggiare fino al giorno dopo. Facciamo il giro del campo con una bandiera tricolore che qualcuno ci ha lanciato. La verità è che non capiamo quasi più niente di quel che sta accadendo …

Laggiù al Porto, intanto, la notizia è già arrivata tramite telefono. Sanno che rientreremo nello stesso pomeriggio e si stanno preparando alla grande festa per la squadra vestita di tricolore.

 

1 commento a AMARCORD / ATTUALITA’ – 45 Una magia di nome Adriatica

  • luigi

    Sono tra quelli che possono dire: “io c’ero”. Fra i protagonisti naturalmente, cioè uno di quel manipolo di ragazzi partiti dall’Oratorio che “per scommessa” decisero di iscriversi al campionato juniores, NON potendo sapere che sarebbero stati i vincitori. Evviva l’Adriatica, evviva l’Oratorio, evviva tutti coloro che ci fhanno sostenuto ed aiutato con la loro fattiva e costante presenza e collaborazione.

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