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Porto Recanati Amministrative. Scuola Diaz e sagre gastronomiche, battaglia di civiltà.

Foto tratta da internet

Foto tratta da internet

Torniamo volentieri nella lettura tra le righe delle linee di programma delle varie liste quelle che rappresentano, in maniera innegabile, interessi di gruppi di pressione.

Uno di questi temi è la destinazione e uso della Scuola Diaz. Bene culturale per sua natura è diventato negli ultimi anni uno spazio che oltre ad essere poco manutenuto ha invece assunto il ruolo di area per le sagre paesane. Interi weekend  con feste gastronomiche in pieno centro, con il patrocinio degli enti locali. È il festival dell’ovvietà e del facile incasso e questo crediamo che indispettisca anche gli operatori economici.  Le troppe manifestazioni gastronomiche  rischiano di danneggiare seriamente le regolari imprese di ristorazione oltre all’immagine turistica del centro di Porto Recanati. Tenendo conto che occorre permettere e facilitare  le iniziative che favoriscono la socializzazione, si pone urgentemente  l’esigenza di una diversa localizzazione e di determinare regole  uguali per tutti. Per circoscrivere il fenomeno, si dovrebbe dare impulso a un regolamento  che imponga un limite di durata in un anno. Inoltre si dovrebbe  chiedere di distinguere tra iniziative senza scopo di lucro ed eventi puramente commerciali, di negare l’autorizzazione a comitati non formalizzati e di dimostrare il rispetto delle normative igienico-sanitarie e di sicurezza e la destinazione economica dei proventi.

Foto tratta da internet

Foto tratta da internet

Non di minore importanza è il discorso della qualità e della difesa della tipicità,  immagine di una territorio e dei suoi abitanti. Chiaramente non si devono fare facili generalizzazioni siamo i primi  ad essere difensori delle sagre e dei valori che esse trasmettono e sulla necessità di diffondere la tipicità come valore della propria identità sociale e culturale, ma di cosa stiamo parlando?   Si dovrebbe parlare di manifestazioni radicate in un territorio, legate ad uno o più prodotti tipici o quantomeno a metodi di preparazione e di locali che offrano le più elementari garanzie di qualità.  Di contenuti, di cibo promosso come tipico, di politica del territorio e di salvaguardia del lavoro artigianale e di artigiano locale, di espressioni insomma che caratterizzano una comunità locale.

TIPICITÀ’ COSA SIGNIFICA? una località, una comunità che trova orgoglio nelle proprie origini, nella forza della sua economia, nella sua “tipicità” appunto. Le sagre, i locali caratteristici dovrebbero essere l’appuntamento che più si avvicina a far scoprire, ai “turisti” ma non solo, la nostra cucina tipica, ma oramai di tipico sono rimasti solo i menù stampati. A tal proposito pubblichiamo un sempre attuale articolo, ironico ed irriverente di un cultore come Marco Contursi.

Abolire il 99% delle sagre gastronomiche è una battaglia di civiltà

Tutto iniziò con una  sagra. Chi segue il blog sa che la mia trasformazione da viandante goloso e silente  a novello  Catone dei malcostumi gastronomici e non, fu causata da una pseudo sagra tipica cilentana in cui trovai torrone irpino e taralli pugliesi. Quella fu la classica goccia che fece traboccare il vaso. Tuttavia non mi ero mai occupato prima d’ora di dire la mia sull’argomento.

L’imput a parlare di sagre o feste di paese varie, campane e non, mi è partito da due cose accadute di recente: 1)  l’aver partecipato alla SAGRA PERFETTA,  2) l’aver saputo di una sagra dedicata a Bacco, ridimensionata all’osso poiché la prima sera è successo di tutto, con risse e danneggiamenti vari.

Ma partiamo dall’inizio. Sagra era, originariamente, come anche l’etimo suggerisce, “ una festa religiosa in occasione della consacrazione di una chiesa o di una immagine sacra”, termine divenuto poi,per via estensiva, una festa di rione o di paese dedicata ad un prodotto locale.

E qui mi soffermo un attimo sul significato di “locale” che è molto più importante di “tipico”- Locale, identifica la stretta connessione tra un prodotto e un territorio e quindi richiama a caratteristiche proprie di quella determinata zona spesso irreplicabili. Tipico, invece è molto più generico. Ad esempio trovando nel Cilento del torrone di Avellino posso dire che è un prodotto tipico (avellinese) ma NON locale. E quindi tipico è un vocabolo con una accezione molto ampia che si presta a fraintendimenti vari.

Quindi, in origine le sagra erano feste religiose, divenute poi momenti di promozione e conoscenza di prodotti, piatti e usanze dimenticati. Ok, e ora che sono?

DEI MANGIFICI APPROSSIMATIVI, CON CIBI SPESSO DI SCARSA QUALITA’ E LEGAME COL TERRITORIO PARI A 0. DEI MODI PER FARE SOLDI, SPACCIANDO PER LOCALI, CARNI E PASTE COMPRATE NELLA GDO  E CUCINATE UNA SCHIFEZZA. QUESTO OVVIAMENTE NON TUTTE LE SAGRE MA UN BUON 70%.

OLTRETUTTO, SPESSO, SONO UN’OCCASIONE CHE HA LA POLITICA PER SDEBITARSI CON CHI HA DATO UNA MANO IN CAMPAGNA ELETTORALE , DANDO CONTRIBUTI-SAGRA SPESSO AD EVENTI CHE DI VALORIZZAZIONE DEL PAESE E DEL TERRITORIO NON HANNO NULLA. E  SOVENTE SONO SEMPRE GLI STESSI AD AVERLI.

BASTA VEDERE I  NOMI PER CAPIRLE CHE QUALCOSA NON VA: Sagra dello struzzo, Sagra della frittura di pesce (a 60 km dal mare), Sagra dei Mangioni, Sagra delle Sagre, Sagra della Montagna, Sagra del Mare, Sagra della Pizza, Sagra dei Sapori Tipici( di dove?) Sagra della Porchetta (sulla spiaggia, il 15 agosto?), Sagra di inizio Estate, Sagra di Fine Estate,, SAGRA ECCHITTEMUORTO!!!!!!

E DELLE DATE VOGLIAMO PARLARE? E’ normale una sagra che duri tutti i week end da maggio a luglio?

Sagre così durature, lungi dal promuovere il territorio, recano un danno non trascurabile alle attività ristorative locali che pagano tasse, sono sottoposte a controlli mentre solitamente nelle sagre si chiude un occhio sul fatto ad esempio che tutti coloro che maneggiano il cibo abbiano il patentino di alimentarista e comunque hanno un regime fiscale agevolato trattandosi di attività di promozione delle proloco.

E i prodotti sono davvero locali? Si, se la sagra è fatta con coscienza, no se fatta solo per soldi. Comprare 50 kg di salsicce o pasta fresca in un cash fa risparmiare tempo e spesso anche soldi, quindi perché affannarsi? Taroccare prodotti locali, spacciando per essi merce scadente e a volte estera ( i prosciutti???)  è irresponsabile e ancor più grave se fatto con fondi pubblici, comunali, provinciali o regionali.

E ancora, tempo fa andai alla sagra dedicata ad un frutto di bosco, nel mezzo di una città di 60mila abitanti, e a parte un paio di dolci a tema, trovo nell’ordine: quello del per ‘o muss, quello dello zucchero filato, quello del torrone, il paninaro che si gira tutte le sagre e feste patronali della zona, 5-6 extracomunitari con merce contraffatta e per non farci mancare nulla un improbabile imitatore, che faccio meglio io Beppe Grillo e Oscar Luigi Scalfaro (ebbene sì, anche imitatore!!!) e una soubrette alquanto surreale. MA SE PO FFA??????? Se la Sagra è del Mirtillo o della Fragola, io voglio trovare mirtilli e fragole,  nel primo, nel secondo e pure nel caffè, sennò è solo un modo per vendere panini e penne al sugo evadendo il fisco.

CAPITOLO PREZZI. Solitamente non sono alti, tuttavia a volte ci si imbatte in vere e proprie speculazioni. Nelle Marche, ad una sagra dedicata al porcello, mezzo stinco con 4 patate mi costò ben 12 euro e faceva pure pena.

CAPITOLO TOILETTE. Manca poco che mi porti il cesso da casa. Sto studiando come fare e poi brevetto l’idea e divento ricco.

OVVIAMENTE NON TUTTE SONO COSI. SI RAGIONA SEMPRE PER GRANDI NUMERI.

MI FAREBBE PIACERE SENTIRE ESPERIENZE IN MERITO, DI CHI LEGGE, BELLE O BRUTTE.

Eccellente quella del maiale nero a Morcone dove per 10 euro avevi bruschette con lardo, un primo al ragù di nero, una costoletta ed una salsiccia con patate più un bicchiere di vino. Non male vero? Ma la sagra perfetta è quella di Stio, dei Cicci Maritati (17-23 agosto) a cui deve andare chiunque pensi di organizzare una sagra. Tutto funziona, tavoli assegnati tramite un sms che ti arriva sul cellulare dopo che ti sei registrato all’ingresso. Ragazze  in abito tradizionale  che ti servono con gentilezza e solerzia, SOLO piatti, locali e rari, come il grano cotto e foglie e patate, niente di fritto o arrostito, vini del territorio a prezzi ottimi. Stand di produttori della zona che spaziano dai salumi ai lavori in legno d’ulivo. Stand istituzionale del museo Paleontologico di Magliano Vetere con una gentile Responsabile e una graziosissima fanciulla, dal nome epico della figlia di Priamo, che ti trasmettono passione e competenza (Andate al museo, merita seppur piccolo). E soprattutto un distinto signore, viandante dei boschi a caccia di tartufi ed erbe rare da cui ho comprato un mazzetto di “ i capelli della Madonna”, è un seme? è un fiore,? non lo so, crescono solo in una zona interna vicino ad una chiesa dedicata alla Vergine e si dice portino fortuna. A me servirà dopo aver fatto incazzare anche gli organizzatori di sagre, dopo i cilentani e i ristoratori di fascia media. MA MAI NESSUNO CHE FA AUTOCRITICA PRIMA DI INCAZZARSI??????????????????????????

P.S. Se avete perso quella di Stio a inizio settembre a San Mauro Cilento c’è quella dei fichi, l’ho trovata sempre valida. Chi ne suggerisce a me qualcuna?

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