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Traffico di esseri umani e pedofilia. L’Italia è al centro di questi “affari”, il video

Il servizio di Rai 3 parla di traffico di esseri umani a Pattaya e pedofilia. Un documento terrificante, terribilmente chiaro e sconvolgente, una cosa è il “sentito dire” un’altra è vederle su video con tanto di telecamere nascoste.

 

di Salvatore Giuffrida – da Repubblica

Il nostro Paese è da tempo una delle destinazioni preferite del traffico di esseri umani, un fenomeno che riguarda tutti i migranti e che sfrutta modalità legali per far entrare le vittime

Il traffico di esseri umani è la forma di schiavitù più aberrante degli ultimi anni e, con un profitto di decine di miliardi di dollari, è al terzo posto tra i fenomeni criminali internazionali, subito dietro il traffico di stupefacenti e di armi. Gli human trafficker muovono persone con la forza o l’inganno per sfruttarle una volta arrivate a destinazione, ma il business inizia già con il viaggio, per il quale intere famiglie si indebitano. Quindi potenzialmente le vittime sono tutti i migranti, non solo chi viaggia senza documenti ma anche chi entra legalmente o chi chiede lo status di rifugiato.

Sfruttamento sommerso e diffuso. In Italia le vittime a sfondo sessuale provengono generalmente da Romania, Brasile, Nigeria, Marocco, Sri Lanka, Bangladesh, ma esistono casi anche fra i Rom e i Sinti, nomadi italiani. I disabili, costretti alla microcriminalità o all’elemosina, sono originari soprattutto dalla Romania. Infine i lavori forzati – edilizia, agricoltura, commercio, domestico – sono i casi di sfruttamento più sommerso e diffuso. Secondo Save The Children, l’Italia ha il triste primato del maggior numero di vittime di sfruttamento sessuale (almeno 2.500 casi su 10.000 in Europa nel 2011) mentre una stima approssimativa parla attualmente di oltre 30.000 vittime di traffico fra i minori.

Maltrattamenti

Maltrattamenti

I vuoti normativi. L’Italia è al centro del fenomeno non solo per la sua posizione geografica ma anche a causa di vuoti normativi che permettono ai traffickers di servirsi di modalità legali. Con i flussi per lavoro stagionale la vittima infatti entra con documenti regolari ma non si presenta al lavoro né si registra in commissariato: presto diventerà clandestino. Al contrario gli under 18 entrano con i genitori o via mare, se soli e senza documenti. Meno diffuso è il racket di passaporti falsi, che riguarda soprattutto uomini e donne dall’Africa occidentale, mentre i cinesi “usano” documenti di paesi che non hanno bisogno di visa come Singapore e Corea del Sud.

Sguardo oltre i confini

Sguardo oltre i confini

È necessaria una rete transnazionale. Gli organizzatori sono all’estero, generalmente in paesi terzi come Turchia, Grecia, Russia, o Africa. Fondamentale è il “mediatore”, che è in contatto con la comunità residente in Italia e anzi spesso ne fa parte: rimedia i documenti utili e coordina i compiti di ognuno. Nel paese d’origine entrano in azione uno o più reclutatori, che prendono contatti con la vittima, le fanno avere i documenti e la affidano allo smuggler per portarla in Italia. Non meno importante è colui che deve “accogliere” la vittima in Italia ed, eventualmente, farla uscire dal CIE. Il prezzo varia dai seimila euro in caso di viaggio senza documenti, ai 10-12mila euro con contratto stagionale: i controlli ora sono intensi ma nel Lazio fino a poco tempo fa un’impresa prendeva 3mila euro e specie nel settore agricolo del litorale non era difficile trovarne una.

Il caso di M. Emblematico il caso di M., un ragazzo dello Sri Lanka da 9 mesi a Roma: è arrivato in Italia con un volo diretto Colombo-Fiumicino con un visto d’ingresso per affari valido per 25 giorni ottenuto anche con il coinvolgimento di un’azienda italiana. Un ingresso perfettamente legale, ma M. è una vittima di traffico umano. Ha pagato circa 6.000 euro a un mediatore per avere visa e biglietto, ottenuti da una compagnia in Sri Lanka. Entrato in Italia, non si è presentato all’impresa né ha registrato la sua presenza; passati i 25 giorni, è scomparso nella clandestinità. Adesso lavora come addetto alle pulizie e badante in condizioni estreme. Mi congeda chiedendo di non telefonare, “se sentono il mio telefono squillare sono problemi”. Non è isolato: la maggior parte degli immigrati si affida, consapevolmente o meno, ai trafficanti. Secondo Alex van Arkadie, coordinatore AVIS per i migranti asiatici a Roma, “moltissimi si rivolgono a intermediari anche perché spesso non conoscono le leggi e le condizioni a loro favore. E continuo a vedere sempre nuovi casi nonostante la crisi”.

La formazione di figure criminali. E qui entra in gioco un altro paradosso: rivolgersi al “mediatore” è sostanzialmente visto come il sistema più sicuro, al punto che ormai è un modus “istituzionalizzato” anche in caso di ricongiungimento familiare, che è un diritto acquisito. Ma così si finisce per favorire non solo il racket ma anche la formazione di figure criminali che agiscono nel sommerso e trovano una sorta di legittimità a livello popolare. In occasione della giornata internazionale del migrante l’ONU ha ribadito in una nota che “il rispetto dei diritti umani devono essere al centro di ogni immigrato e che tutti sono protetti dal diritto internazionale”. Tuttavia, conclude Francois Crepeau, commissario speciale per i migranti, “c’è ancora una certa riluttanza a fare dell’ONU il forum principale per le politiche migratorie”.

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