bacheca social

FAI UNA DONAZIONE





Sostieni questo progetto


A tutti i nostri lettori

A tutti i nostri lettori . Andremo dritti al punto: vogliamo chiederti di proteggere l’indipendenza dello Specchio Magazine. Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste un caffè, potremmo permetterci di far crescere l’Associazione lo Specchio e le sue attività sul territorio. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è il prezzo di una colazione o di una rivista nazionale. Questa è la maniera più democratica di finanziarci. Con il tuo aiuto, non negheremo mai l’accesso a nessuno. Grazie.
aprile 2016
L M M G V S D
« Mar   Mag »
 123
45678910
11121314151617
18192021222324
252627282930  

Referendum trivelle, la preoccupazione di Matteo Renzi per la “massa critica”. Il rischio di chi confida nell’astensione

Matteo Renzi e Giorgio Napolitano (Il Fatto Quotidiano)

Matteo Renzi e Giorgio Napolitano (Il Fatto Quotidiano)

Uno spettro si aggira nei Palazzi del potere renziano, lo spettro di una “massa critica” che si materializza sulle trivelle. In carne ed ossa. Milioni di italiani che domenica faranno (sulle trivelle) le prove generali del referendum di ottobre, dove la posta in gioco – partendo dalla riforma costituzionale – è la sopravvivenza o meno del governo Renzi.

Federico Fornaro, senatore della minoranza dem, è anche un attento studioso di flussi elettorali. Chiamato dagli amici il “Celso Ghini del PD”, che stando alle stampe un libro, in uscita al Salone del Libro di Torino, dal titolo Fuga dalle urne. Astensionismo e partecipazione elettorale in Italia dall’Unità d’Italia a oggi. Spiega all’HuffPost:

“I risultati che usciranno dalle urne domenica prossima saranno utili anche per provare a prevedere l’esito finale del referendum costituzionale di ottobre. In ogni caso, i dati degli spogli di domenica saranno da analizzare con grande grande attenzione, anche per valutare la capacità di mobilitazione dell’elettorato da parte del fronte del No alle riforme. Al netto delle evidenti differenze sulle materie oggetto del quesito referendario, infatti, il fronte del SI al referendum sulle trivelle è sovrapponibile al fronte del NO al referendum sulle riforme, con l’unica eccezione di buona parte della minoranza PD e di singoli esponenti di Forza Italia”.
Detta in modo grezzo: domenica si manifesterà un pezzo del popolo anti-Renzi, che ci sarà anche a ottobre. Con l’aggiunta di tutto il centrodestra che, su questo quesito, è fermo. Si spiega così il perché, negli ultimi giorni, tutto un apparato – politico e mediatico – spinge per l’astensione. In un crescendo. “Pretestuoso” dice Napolitano parlando del referendum. “Una bufala” dice Renzi. Mattarella andrà a votare, ma senza clamori, evitando telecamere e col profilo basso. Lo spettro si sostanzia nei numeri. Vediamo perché, mettendo in fila dati e ragionamenti informati, a palazzo Chigi si teme che vadano a votare il 35-40 per cento di italiani disubbidendo all’andate al mare del premier. Punto di partenza: i votanti alle scorse politiche (2013) furono 36.452.084 (72,2) mentre alle europee (2014) 28.991.358, rispettivamente il 72,2 per cento e il 57,2 per cento degli aventi diritto. Il PD alle politiche raccolse 8.646.034 voti (il famoso 25 per cento di Bersani) mentre alle europee 11.172.861 (il famoso 40 per cento di Renzi).

Matteo Renzi (LaPresse)

Matteo Renzi (LaPresse)

Partendo da questo dato, passiamo alle trivelle. Da giorni nei Palazzi, non solo a palazzo Chigi, si ragiona su simulazioni sul voto di domenica. Ecco due possibili previsioni. Alta affluenza: 40 per cento di votanti corrispondono a 20.320.000; media affluenza: 33 per cento pari a 16.764.000. Chi va a votare, è piuttosto evidente, è orientato per il sì, stimato almeno al 75. Dunque, con un’alta affluenza i sì potrebbero arrivare a 15.240.000 votanti, mentre con media affluenza a 12.573.000 votanti.

Ecco la massa critica. Si tratta di elettori che si recano alle urne “contro Renzi”. Elettori in carne e ossa che, si presume, faranno lo stesso ad ottobre al referendum sulle riforme, quando il “no” alle riforme rappresenta lo sfratto del governo. E quando, non è un dettaglio, non ci sarà quorum. Vince cioè chi prende più voti, senza poter giocare sull’astensionismo. Già chi prende più voti. Così si spiega la fibrillazione di queste ore sulle trivelle, dove la “massa critica” è stimata – appunto – tra 12 e 15 milioni. Renzi deve prendere sulle riforme più voti quella che ha chiamato la grande alleanza per il no, assai più vasta del popolo no-triv. Alle scorse europee raccolse 11 milioni di voti, alle corse politiche Bersani ne raccolse 8, diciamo che il PD è quotato oggi a 10 milioni. Insomma, meno del popolo no triv. Dunque, il premier sarà chiamato a un bello sforzo di mobilitazione. Sussurrano i maligni: “Domenica potrà dire che con lui c’è tutta l’Italia che è stata a casa. Ma a ottobre il giochetto dell’astensione non c’è più. Deve prendere più voti e basta”. Nelle urne.

Invia un commento

Puoi utilizzare questi tag HTML

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>