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Draghi ai tedeschi: «Alzare ora i tassi sarebbe un male». Allarme sui nazionalismi

dal Sole24ore

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FRANCOFORTE – Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha scelto il quotidiano popolare “Bild” per passare alla controffensiva contro le dure critiche che sono state rivolte in Germania alla politica monetaria e agli attacchi personali che ha ricevuto nelle ultime settimane. Le parole più aspre erano venute dal ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, che aveva addirittura accusato Draghi di aver favorito il successo elettorale del partito anti-immigrati e anti-euro AfD alle ultime elezioni regionali. Draghi si è dichiarato fra l’altro «molto preoccupato» dell’aumento in Europa di nazionalismo o isolazionismo, cui «è importante resistere».

In appoggio a Draghi si è schierata ieri anche il cancelliere Angela Merkel, che ha ricordato l’importanza dell’indipendenza della banca centrale. Lo stesso aveva fatto martedì, in un discorso a Roma, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che pure ha dissentito da molte delle misure varate dal consiglio, sottolineando, per la terza volta in due settimane, che lo stimolo monetario adottato dalla Bce è appropriato.

Nell’intervista alla “Bild”, un giornale che riflette la pancia della Germania e molto diffuso fra l’opinione pubblica più conservatrice, recentemente la più critica nei suoi confronti, Draghi difende i bassi tassi d’interesse, considerati una penalizzazione o addirittura un «sequestro» dei risparmi dei tedeschi, e spiega che sono dovuti alla bassa crescita e alla bassa inflazione. «Se alzassimo i tassi ora – ha dichiarato – sarebbe un male per l’economia e scatenerebbe deflazione, disoccupazione e recessione. Gli interessi sui risparmi vengono dalla crescita, quindi è un bene per i risparmiatori che l’inflazione si stabilizzi e la crescita torni a essere più robusta».

Come uno dei suoi più stretti collaboratori, Benoit Coeuré, in un’intervista pubblicata ieri sul Sole 24 Ore, il presidente della Bce ricorda che i risparmiatori si avvantaggiano dei tassi bassi nella loro qualità di acquirenti di case, contribuenti, imprenditori e lavoratori.

Il banchiere centrale italiano («La mia nazionalità – ha scherzato – interessa solo ai media tedeschi. Un non italiano farebbe lo stesso. Tutte le grandi banche centrali del mondo stanno perseguendo politiche simili») ha ricordato che per i risparmiatori quel che conta è il rendimento reale, al netto dell’inflazione, e questo è più alto oggi che negli anni 90, quando ancora la Bce non esisteva e la politica monetaria in Germania era condotta dalla Bundesbank. Draghi ricorda anche ai risparmiatori tedeschi che non devono solo tenere i loro soldi in depositi bancari, ma che ci sono altri modi di investirli e che comunque un recente studio della Bundesbank ha mostrato che il rendimento reale delle attività delle famiglie tedesche è attorno al 2 percento.

Sulle parole di Schaeuble, che poi le aveva in parte ritrattate e che aveva avuto con Draghi una cena chiarificatrice alle riunioni del Fondo monetario a Washington, il capo della Bce ha preferito glissare, dicendo che «un dibattito educato e costruttivo è il benvenuto» e ha comunque ribadito, come alla conferenza stampa della settimana scorsa, che la Bce obbedisce alla legge e non ai politici. E che la percezione che l’indipendenza dalla banca centrale è sotto attacco può indurre le imprese e le famiglie a ritardare le proprie decisioni di investimenti e di spesa.

Su questo fronte, è intervenuta a sostegno della posizione di Draghi, dopo Weidmann, anche il cancelliere Angela Merkel, che finora era rimasta al di fuori della diatriba. «Siamo noi tedeschi – ha affermato la signora Merkel – che abbiamo sempre difeso l’indipendenza della banca centrale». Il cancelliere ha anche sostenuto che «bisogna creare un ambiente per la crescita con cambiamenti alla politica economica». La crescita farà risalire l’inflazione (oggi a zero, lontanissima dall’obiettivo della Bce di avvicinarsi al 2%) a un livello che renderà possibile per la banca centrale adottare una politica diversa, ha detto il capo del Governo. Un concetto ripetuto anche da Draghi: quando l’economia crescerà di più e l’inflazione risalirà, saliranno anche i tassi. Della signora Merkel, il presidente della Bce ha detto: «Spero che continui a battersi per l’Europa», e ha confermato che risponderà positivamente all’invito del Parlamento tedesco per un incontro, che probabilmente avverrà a settembre.

Se la scelta della “Bild” (alla quale aveva rilasciato la sua prima intervista dopo l’insediamento quattro anni e mezzo fa) da parte di Draghi non è stata casuale, anche il contesto dell’intervento della signora Merkel è stato significativo. Il cancelliere ha infatti risposto a un interlocutore, il presidente delle casse di risparmio tedesche, che rappresenta la categoria più ferocemente avversa alla politica della Bce e che ha il potere di condizionare molti voti nell’elettorato conservatore. Georg Fahrenschon aveva parlato di «problemi sociali» che potrebbero derivare dai bassi tassi d’interesse.

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