La finestra, luogo caro al corteggiamento amoroso, non poteva mancare a svolgere un ruolo da protagonista anche in molti stornelli. Uno dei più conosciuti è quello che segue, in dialetto portorecanatese.
Me ‘ffàcciu a la fenestra e ‘éggu el maru,
tutte le barche le ‘éggu ‘riare,
quella de l’amor mia nun vol turnare …
Stornello tra i più conosciuti, ho scritto sopra. E non è difficile dimostrarlo.
In uno dei “Canti”, che hanno l’aria di serenate, raccolti da Pierfrancesco Leopardi in una sua pubblicazione del 1848, si legge:
Levati bella, da questa finestra, / levati bella, ch’io voglio passare …
Tutto ciò che è stato toccato dal fratello Giacomo assume valore ben più rilevante com’è nel caso di questo canto popolare riportato nello “Zibaldone di pensieri” (I,43 – 1818):
Facciate a la finestra, Lucciola, / decco che passa lo ragazzo tua, / e porta un canestrello pieno d’ova, / mantato co le pampane de l’uva.
Al fascino della finestra non si sottrasse Giuseppe Gi
oacchino Belli, la cui “Serenata” (“Sonetti Romaneschi” n. 1676:
Vièttene a la finestra, o ffaccia bbella, / petto de latte, faccia inzuccherata,
inizia con chiara ispirazione alla serenata in dialetto amatriciano:
Affaccete a la finestra, o faccia bella, / naso de neve, bocca inzuccherata, / ch’io te la vojo fa la serenata, / e te la vojo sonà la ciaramella.
Per tornare alla barca, uno stornello simile al nostro è nei “Canti popolari toscani” di Giuseppe Tigri:
M’affaccio a la finestra e vedo il mare / e tutte le barche le vedo venire, /quella dell’amor mio non vuol passare.
E un altro a Venezia:
Tute le barche riva, / tute le barche riva, / e quela del mio ben no riva mai, / tute le barche mena barche e sòccoli, / ma quela del mio ben mena garofoli.
Di finestre che danno sul mare si è occupato anche Giovanni Pascoli, con un incipit dal sapore di stornello nella poesia “Mare” della raccolta “Myricae”:
M’affaccio alla finestra e vedo il mare: / vanno le stelle, tremolano l’onde …
Per l’estero, rivolto un pensiero reverente ai balconi di Shakespeare (Romeo and Juliet) e Rostand (Cyrano de Bergerac), vale la pena di ricordare il ritornello di una canzone spagnola molto nota:
Quitate, niña, / de ese balcón, / porque si no te quitas, / ramo de flores, / llamaré a la justicia / che te aprisione / con las cadenas / de mis amores …(Togliti cara da quel balcone …)
Sempre in Spagna è stata composta “Accurrùcame” (accarezzami), parole e musica di Francisco Al magro, morto nel 2009, e Antonio Moya: Son mis notas lamentos del alma / suspiros que llegan hasta tu balcón …
A volte cantiamo le nostre canzoni popolari con l’idea che si conoscano solo da noi. Invece la loro circolazione è in genere vasta, nella regione e nel Paese, ma anche fuori d’Italia: la lingua francese e la spagnola, avremo modo di parlarne ancora, ce ne forniscono non rari esempi.
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