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Il referendum del 17 aprile spiegato a mia figlia

Trivellazioni offshore

Trivellazioni offshore

Isabella Pratesi (Direttore del programma di conservazione WWF)

Cara Mirta,

so che hai sentito parlare del referendum sulle Trivelle (per fortuna il tema è arrivato sui social). E mi hai anche detto che non ci hai capito molto. Ti ho scritto delle brevi risposte alle domande che mi hai fatto. Hai ragione, le generazioni che si sono alternate sulla Terra hanno fatto un vero casino… Abbiamo qualche speranza di salvarci solo se voi giovani prenderete in mano il vostro futuro. Ecco perché ci tengo che tu il 17 vada a votare.

Un abbraccio forte,
mamma

Cosa chiede esattamente il referendum?

Il referendum chiede che ci sia un divieto chiaro e assoluto di estrarre petrolio vicino alle coste marine (entro le 12 miglia marine). È vero infatti che le società petrolifere attualmente non possono aprire nuovi pozzi vicini alla costa, ma è anche vero che le attività già in corso (ce ne sono circa 100) possono continuare a operare senza limiti di tempo! Se vogliamo mettere definitivamente al riparo le coste italiane dalle attività petrolifere, dobbiamo votare Sì al referendum. In questo modo le concessioni petrolifere troppo vicine alla costa andrebbero progressivamente a cessare.

Ma è pericoloso il petrolio per il Mediterraneo?

Pericolosissimo. Un probabile sversamento andrebbe a distruggere le nostre coste, i nostri ecosistemi, le nostre vite: nessuno riesce a fermare le maree nere, neanche paesi come gli Stati Uniti (ti ricordi il drammatico incidente della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico?). Perché correre questo rischio? Solo per gli interessi delle multinazionali del petrolio? È bene poi ricordare che dalle piattaforme petrolifere vengono immesse nel mare una gran quantità di sostanze chimiche pericolose, sia per noi sia per il mare.

Un’altra cosa che nessuno ti racconta è che per la ricerca del petrolio viene utilizzata la tecnica dell’airgun (esplosioni sottomarine di aria compressa), molto pericolosa per la fauna marina: le onde sonore possono modificare i comportamenti e indebolire il sistema immunitario di molti animali. È probabile che gli airgun siano responsabili dello spiaggiamento anomalo di capodogli, balene e delfini.

Insomma il gioco non vale la candela…

No, non vale proprio la candela. Pensa che anche se sfruttassimo tutti i giacimenti marini di petrolio sotto il mare italiano questo sarebbe appena sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale di greggio per 7 settimane… mentre allo stesso tempo esporremmo il nostro meraviglioso mare (molto delicato perché praticamente chiuso) al rischio di collasso.

Cosa c’entra questo referendum con il cambiamento climatico?

Il cambiamento climatico è il peggiore disastro ambientale prodotto dall’uomo sul pianeta. È sempre più evidente che se continuiamo così le nuove generazioni (la tua!) dovranno far fronte a veri e propri cataclismi. I gas responsabili del cambiamento climatico sono prodotti proprio dai combustibili fossi utilizzati per produrre energia (petrolio, carbone, gas). Esistono alternative energetiche amiche del clima (solare, eolico, etc.) ma non riescono ad imporsi sul mercato per i grandi interessi economici contrari.

Protesta giovanile

Protesta giovanile

Cercare di fermare lo sfruttamento petrolifero del Mediterraneo, nei luoghi più delicati e vulnerabili, è un modo anche per dire che siamo veramente preoccupati per quello che sta succedendo e che vogliamo delle politiche energetiche più attente alla natura e all’ambiente.

È un po’ difficile ma provo a spiegartelo. La domanda del referendum è “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?”.

In sostanza il referendum ci chiede se vogliamo abrogare il fatto che i pozzi già autorizzati possano essere sfruttati dalle compagnie private fino ad esaurimento del giacimento ovvero senza limiti di tempo (mentre le norme europee stabiliscono che la concessione non superi il limite dei 30 anni), anche se si trovano nell’area proibita a queste attività (ovvero entro le 12 miglia marine dalla costa). La risposta è Sì, vogliamo che l’articolo sia abrogato e vogliamo che le concessioni abbiano scadenze allo scoccare della quali debbano andarsene da luoghi troppo delicati e pericolosi per il mare e per noi.

Però gli italiani utilizzano sempre di più la macchina per spostarsi: non è un controsenso?

È chiaro che oltre a ridurre l’estrazione del petrolio dal Mediterraneo dovremo darci da fare per cambiare le nostre abitudini energetiche. In primis il nostro paese deve impegnarsi per rendere i nostri spostamenti meno dipendenti dal petrolio. Ognuno di noi poi, nel suo piccolo, può fare qualcosa. Iniziamo con dare responsabilmente il nostro parere al referendum.

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