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Sanders: “I giovani sono con me, Hillary progressista a giorni alterni”

di Paolo Mastrolilli (inviato a New York per La Stampa)

Il candidato democratico: “I repubblicani vincono quando l’affluenza è bassa, in Iowa siamo riusciti a portare alle urne persone che non avevano mai votato”

Bernie Sanders, 74 anni, è nato a Brooklyn da genitori ebrei immigrati dalla Polonia (La Stampa)

Bernie Sanders, 74 anni, è nato a Brooklyn da genitori ebrei immigrati dalla Polonia (La Stampa)

«Andremo avanti fino alla Convention, e vinceremo, perché siamo la campagna più attrezzata per battere alle presidenziali il candidato di destra dei repubblicani».
Martedì le primarie americane si spostano in New Hampshire, lo stato confinante col Vermont, e Bernie Sanders è convinto di essere uscito dai caucus dell’Iowa con la spinta necessaria per arrivare fino alla Casa Bianca. Lo dice durante una conferenza stampa organizzata dalla sua campagna a Concord, a cui abbiamo partecipato in conference call. Il tema di partenza era l’accordo commerciale Trans Pacific Partnership, ma poi il senatore ha accettato tutte le domande, che riportiamo qui.

Perché si oppone al Tpp?
«L’idea era che questi accordi avrebbero favorito i nostri lavoratori, ma non è andata così. Il Nafta ci ha fatto perdere 700.000 posti, l’intesa con la Cina 3,2 milioni, e dal 2001 ad oggi hanno chiuso 60.000 fabbriche negli Usa. Non è giusto obbligare gli operai americani a competere con quelli del Vietnam, che guadagnano 65 centesimi all’ora».

Anche Hillary Clinton è contraria.
«Mi fa piacere che abbia cambiato idea, ma storicamente la sua posizione è sempre stata in favore di questi accordi senza controllo, che hanno provocato disastri».

I sondaggi dicono che lei vincerà in New Hampshire.
«Molti rilevamenti sono completamente sballati. Hillary ha vinto qui nel 2008, suo marito ci ha fatto campagna due volte, e lei ha l’appoggio di tutto l’establishment locale del partito. Io sono orgoglioso di venire dallo stato fratello del Vermont, ma gli elettori conoscono più lei di me: sarà molto dura vincere».

Perché accusa Hillary di essere progressista a giorni alterni?
«Ho solo ripetuto le sue parole. Nel settembre scorso, in Ohio, ha detto: se mi accusano di essere una moderata, confesso di essere colpevole. Io non ho nulla contro i moderati, alcuni dei miei migliori amici lo sono. Però non puoi andare in giro a dire che sei moderata e progressista: sono due cose diverse».

La campagna di Clinton dice che lei vincerà in New Hampshire, ma poi perderà nel resto del paese, a partire dal sud.
«Abbiamo aperto uffici in 15 stati e ricevuto 3,5 milioni di donazioni individuali. Questo ci dà le risorse per arrivare fino alla Convention, e vincere, mano a mano che il nostro messaggio sulla disuguaglianza economica e la corruzione politica si diffonderà. Siamo la campagna più attrezzata per battere il candidato di destra che presenteranno i repubblicani, per un motivo storico: i democratici vincono le presidenziali quando c’è un’affluenza alta, e i repubblicani quando è bassa. L’Iowa ha dimostrato che riusciamo a portare alle urne giovani, poveri, persone che non avevano mai votato. L’eleggibilità è nostra».

Perché i giovani votano lei?
«Due motivi. Il primo è che sono idealisti, e sperano di costruire un paese migliore, impegnandosi su temi come il razzismo, la giustizia penale corrotta, il clima, i diritti delle donne e dei gay. Il secondo è più personale: hanno capito che se non cambiano le cose, avranno una vita peggiore dei loro genitori, perché usciranno dall’università pieni di debiti e senza lavoro».

Hillary l’accusa di fare campagna negativa.
«Perché ho detto che Wall Street ha un’influenza eccessiva sul processo politico? I suoi consiglieri sono proprio degli spinner fantastici! Quello che ho detto, però, è vero. I Super PAC, dove affluiscono le donazioni dei ricchi, stanno rovinando la nostra democrazia. Io non li ho, lei sì. Se sottolineare queste differenze di opinione significa fare campagna negativa, perché mai uno dovrebbe candidarsi alle presidenziali?».

Ma Obama secondo lei è un progressista?
«Sono in disaccordo con lui su temi come il TPP e il fatto che ha conservato i tagli alle tasse di Bush, ma ha salvato gli Usa dalla crisi economica e merita più credito di quanto non ne riceva».

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