bacheca social

FAI UNA DONAZIONE





Sostieni questo progetto


A tutti i nostri lettori

A tutti i nostri lettori . Andremo dritti al punto: vogliamo chiederti di proteggere l’indipendenza dello Specchio Magazine. Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste un caffè, potremmo permetterci di far crescere l’Associazione lo Specchio e le sue attività sul territorio. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è il prezzo di una colazione o di una rivista nazionale. Questa è la maniera più democratica di finanziarci. Con il tuo aiuto, non negheremo mai l’accesso a nessuno. Grazie.
febbraio 2016
L M M G V S D
« Gen   Mar »
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
29  

Politica, 50 sfumature di… La sferzata di Veltroni: “Il Partito della Nazione è la negazione del PD”

Matteo Renzi

Matteo Renzi

di Gabriella Cerami

La lunga lezione suona come una sferzata che arriva dal fondatore del Pd, Walter Veltroni: “Tutto questo dibattito sul Partito della Nazione non mi convince, perché il Partito della nazione è il contrario del partito a vocazione maggioritaria, che invece non ha bisogno di cercare chi è lontano da sé per conquistare il consenso”. Quindi, prosegue l’ex segretario, “un partito a vocazione maggioritaria, come il Pd, non si allea con tutti, ma sfida se stesso per diventare tale, altrimenti perde pezzi”. In un hotel di via Palermo a Roma, ex sede nazionale dei Ds, il Botteghino ai tempi di Piero Fassino, si tiene la scuola di formazione dei giovani dem, voluta dallo stesso Matteo Renzi. Ed qui che, in mezzo ai 370 ragazzi ispirati nel look e nelle idee da Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, piomba l’eco delle vicende del Pd, dalla Sicilia a Brindisi. Veltroni non fa accenni diretti, ma sembra parlare proprio dell’attuale momento del Pd, politicamente e giudiziariamente assai delicato. I giovani democratici fanno muro rispetto a qualsiasi rilievo sulla condotta del Pd renziano, ma alle parole di Veltroni si alzano in piedi e e applaudono.

“La Boschi è una grande”, dicono molti di loro. “Renzi? È un leader che non sbaglia mai, o comunque meno degli altri”, insistono i più. Sulle alleanze in Parlamento solo qualcuno concede: “Su Denis Verdini bisogna dare una rotta, ma l’importante è fare le riforme e il premier le sta portando a casa”. I ragazzi dem vanno a scuola di politica ma hanno già imparato la realpolitik. In Walter Veltroni riconoscono un politico di grande caratura e rivolgono una standing ovation alle parole con cui analizza l’attuale stato del partito.

Il pensiero va a Brindisi dove è stato arrestato il sindaco Cosimo Consales ma a pesare ancor di più sono il caso delle tessere siciliane e le parole pronunciate all’Huffpost da Totò Cuffaro (“Il mio sistema di clientele ha solo cambiato nascondiglio”). Tutto ciò ha fatto apparire ovunque la mutazione genetica del Pd: il partito della nazione dove entra un ceto politico di destra e non soltanto in Sicilia. Sullo sfondo di questo scenario le parole di Veltroni sono un richiamo allo spirito delle origini: più Obama che Cuffaro, più riformismo che Verdini, più Lingotto che presunta rottamazione.

Così il primo segretario dem, in versione professore di scienza politica alla scuola di formazione del partito, dice alcune cose che sembrano adattarsi perfettamente al contesto attuale in cui il Pd si trova. “Non bisogna cedere alle lusinghe del potere che è molto seducente nel breve periodo – sostiene Veltroni – ma è pericoloso nel lungo termine”. Ma soprattutto l’ex segretario, che non è affatto antirenziano, giudica rischiosa la tendenza ad imbarcare tutti, che è ciò che sta avvenendo nei vari territori e anche in Parlamento con l’operazione verdiniana e la corsa trasformistica a salire sul carro dem. E poi ancora: “Non dobbiamo tornare a una concezione neo-minoritaria per cui dobbiamo prendere tutto sennò non ce la facciamo. Non dobbiamo più essere quella sinistra che pensa di dover alleare chiunque attorno a sé per conquistare la maggioranza”. Dunque, è questa la lezione che il ‘prof’ Veltroni lascia ai ragazzi under 35 della scuola di formazione dem arrivati a Roma da tutta Italia per una due giorni e che vede coinvolti, tra gli altri, Gianni Cuperlo della minoranza e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Domenica concluderà il premier Matteo Renzi. Ed è lui “il punto di riferimento” dei giovani democratici.

Chi c’è nel loro Pantheon? “Il mio punto di riferimento è Renzi, sta portando avanti le riforme e sta cambiando l’Italia”, dice Marco, 20 anni, fiorentino, iscritto al Pd da tre. “Il mio ingresso in politica è avvenuto nel 2013 quando Enrico Letta ha fatto il governo delle larghe intese. Io non condividevo la scelta, ma mi riconoscevo nei valori del Pd e così mi sono iscritto per cambiare le cose. Renzi poi ha trovato in Parlamento l’alleanza Pd-PdL, non era possibile andare al voto e adesso sta facendo un ottimo lavoro”. I giovanissimi tra i 18 e i 25 anni sono per la maggior parte a trazione renziana. “Mi chiamo Giulia e sono qui perché, come dice Renzi, dalla nostra parte ci sono il tempo e l’entusiasmo. Io ero contraria alla riforma del Senato ma poi ascoltando gli interventi dei grillini e seguendo tutto il dibattito ho cambiato idea”.

C’è anche Ludovica, 24 anni, siciliana, ma vive a Roma: “Le tessere dei cuffariani? Il segretario Fausto Raciti ha detto che farà i controlli come è successo a Roma. Renzi terrà il punto, vedrete”. Si tende a minimizzare. “Un leader donna? Certo, il ministro Boschi che sta facendo delle ottime riforme”. Tra i tanti ragazzi in fila c’è Luca, eletto all’assemblea nazionale con la mozione Cuperlo: “Sono stato cuperliano, poi bersaniano. Renzi non l’ho mai sostenuto, ma sta facendo un lavoro molto forte e deve continuare su questa strada”. Salendo di età, un ragazzo sopra la trentina confessa: “Io sono cuperliano, ma non diciamolo troppo in giro. Chi c’è nel mio Pantheon? Berlinguer”. Intanto, alla scuola di formazione, parla Gianni Cuperlo, leader della minoranza: “Se nel Pd entra la destra, non è più il nostro partito”. Ma ancora echeggiano le parole di Veltroni: “La politica è passione. Non è un one man show, non è potere”. Un avvertimento, in un certo modo anche amichevole, rivolto a Renzi che nella sua condotta da leader tende a non vedere certe situazioni locali che in prospettiva possono fargli molto male.

Invia un commento

Puoi utilizzare questi tag HTML

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>