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Cattolici in piazza: e se invece fossero musulmani?

Family Day a Roma

Family Day a Roma

di UGO MAGRI (La Stampa)

Ci sarà un perché se, sulle unioni civili, il Papa ha detto il minimo indispensabile (che è anche l’ovvio): per la Chiesa il matrimonio può essere solo tra sessi diversi. Francesco l’ha ribadito senza minimamente sfoderare toni da crociata. E senza nemmeno citare la manifestazione di questo pomeriggio a Roma, dove è attesa una folla mai vista. Dunque a maggior ragione stupisce che il Papa se ne stia alla larga, al punto da negare un colloquio al cardinale Bagnasco che l’avrebbe voluto coinvolgere.

La ragione della prudenza è che il Papa vede lontano. E teme l’effetto boomerang dell’iniziativa. Dove il boomerang consiste nel tono confessionale assunto dalla protesta. Il richiamo al Family Day mette in moto associazioni e parrocchie, mille pullman sono già in arrivo al Circo Massimo. Ma così diventa una piazza cattolica. Dove una folla animata da forti sentimenti religiosi contesterà le unioni civili nel nome del proprio credo. Chiederà allo Stato di non venire a patti col peccato (coppie e adozioni gay) presente nella società.

Può essere che qualche senatore Pd, vedendo tanta gente tutta insieme, venga colto da turbamento e voti contro la Cirinnà. Se ciò accadesse, le conseguenze sarebbero due. Numero uno: si darebbe ai credenti un potere di veto in base alla propria fede. Quel veto oggi vogliono esercitarlo i cattolici sulla «stepchild adoption»; ma domani potrebbe toccare ad altri e, magari, agli stessi musulmani. Come reagirebbero quelli dal Family Day se un milione di islamici volessero imporre per legge alle donne il velo nel nome del Corano? Siamo già un Paese multietnico, lo diventeremo sempre di più, il problema bisognerà pur porselo.

Altra conseguenza da valutare: a ogni spinta, in politica, ne corrisponde una eguale e contraria. Qualunque rigurgito clericale farebbe risuscitare in Italia quella coscienza laica di cui al momento non si vedono tracce. Non si notavano neppure ai tempi del divorzio o dell’aborto, ma si sa poi come andò a finire. Nel 2007 la Chiesa era contrarissima ai «Dico», li giudicava scandalosi, e invece oggi ci metterebbe una firma. E tra non molto, col mondo che cambia in fretta, potrebbe rimpiangere quella riforma in fondo equilibrata che portava il nome della Cirinnà…

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