bacheca social

FAI UNA DONAZIONE





Sostieni questo progetto


A tutti i nostri lettori

A tutti i nostri lettori . Andremo dritti al punto: vogliamo chiederti di proteggere l’indipendenza dello Specchio Magazine. Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste un caffè, potremmo permetterci di far crescere l’Associazione lo Specchio e le sue attività sul territorio. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è il prezzo di una colazione o di una rivista nazionale. Questa è la maniera più democratica di finanziarci. Con il tuo aiuto, non negheremo mai l’accesso a nessuno. Grazie.
gennaio 2016
L M M G V S D
« Dic   Feb »
 123
45678910
11121314151617
18192021222324
25262728293031

Auschwitz, Schengen e il Circo Massimo

Treno della Memoria

Treno della Memoria

di Deborah Dirani

Ho già tirato fuori la mega busta di popcorn, ho fatto un discreto approvvigionamento di rotelline di liquirizia e aranciata: oggi è il Giorno della Memoria, gente! In tv da qualche parte daranno La vita è bella e Schindler’s List, se siamo fortunati magari li daranno anche in orari diversi così tutti noi, tutti tutti, potremo struggerci nel ricordo dell’infamia nazista di Auschwitz e Birkenau, commuoverci alla scena madre di Benigni che va a morire e saluta ridendo il suo bambino e, spenta la tele, prima di infilarci sotto tre metri di coperte, sentirci migliori di quelli che fecero della diversità una valida ragione di sterminio.

Un attimo prima di addormentarci, poi, guarderemo il cuscino a fianco al nostro e ci sentiremo rincuorati della nostra normalità, constatando che chi ci russa vicino è cromosomicamente compatibile con noi al punto da poter prendere in considerazione l’ipotesi della prosecuzione della specie.

Domattina, davanti al caffè, leggendo le notizie di cronaca che raccontano di quella massa di clandestini sporchi e stracciati che sta bussando alla porta di casa nostra inalbereremo una faccia preoccupata che troverà conferma nelle pagine della nera dove qualcuno racconterà di un delitto infame commesso da uno di questi senza dio.

E allora il cappottino rosso del ghetto di Varsavia e la bambina coi boccoli che lo indossava verranno archiviati nello stanzino della memoria dove, per un anno, resteranno a impolverarsi. Che ci sono cose più importanti a cui pensare: mica si può stare fermi tutta la vita a ricordare gli abomini di cui è stata capace, un sacco di tempo fa, una bella fetta di umanità.

C’è la famiglia “naturale”, quella che proprio madre natura ha previsto intendo – formata da un maschio e una femmina di leoni, gazzelle, gnu etc. uniti nel sacro vincolo – che vacilla sotto i colpi dei piumini da cipria e dei gatti a 9 code di cui, lo sanno tutti, sono pieni gli armadi degli omosessuali. Gentaglia che dà vita a eventi dalla discutibile moralità, come i gay pride, dove sfila a chiappe scoperte traumatizzando i bambini come neanche il lupo di Cappuccetto Rosso.

No, oggettivamente, non si può passare la vita a ricordare che gli omosessuali finirono nei forni crematori assieme agli ebrei: se ci si ferma troppo nell’esercizio della memoria va a finire che si perde la coscienza, quella del buon padre di famiglia. Padre di famiglia che, infatti, sabato salterà su Italo (a prezzo scontato) in direzione Roma e lì, nel Circo Massimo, come un moderno testosteronico gladiatore, difenderà (lancia in resta) i suoi cari dal famelico assalto dei leoni in tacco a spillo.

Domenica, rincasato sempre grazie all’eccellente e scontato collegamento di Italo, l’etero papà caricherà la sua famiglia su una monovolume per portarla in gita al centro commerciale dove, inevitabilmente, finirà con lo sbattere contro donne velate e uomini barbuti che, con l’impudenza e la sfacciataggine dei parassiti, pagheranno alle casse coi soldi suoi e di tutti i bravi padri di famiglia che come lui pagano le tasse. Che quest’uomo e questa donna siano scappati da fame e miseria non è credibile pingui come sono. E poi lui, l’etero papà, è uno che davanti al pericolo si arma e va in guerra e, giustamente, si domanda perché quello lì, il barbuto, non sia stato a combattere la sua e abbia preferito la comoda vita del profugo. Cosa ci vorrà mai a fare la guerra, pensa, mentre una bambina con la pelle ambrata, vestita di rosso, gli passa davanti cercando di fargli il solletico alla memoria. Se è lì, la bambina, vuol dire che non è in un campo profughi, che comunque non è mica un campo di concentramento, e quindi è inutile che tenti di farlo sentire in colpa.

Il senso di colpa va bene per il 27 gennaio quando si frulla alla commozione e alla riprovazione per lo sterminio organizzato. Dal 28 si blindano le frontiere (lo dice pure l’Europa!) e si serrano le camere dal letto. Il diverso non può entrare, non può esistere, non può imporre la sua dialettica nell’ordine naturale delle cose: il maschio sta con la femmina, il bianco sta al nord e tutte le sfumature del nero al sud. E che ognuno pensi per sé. Che a tutti penserà Dio: penserà ai sodomiti e ai lussuriosi, ai ladri (di lavoro) e ai parassiti, ai blasfemi e ai simoniaci dei permessi di soggiorno.

Invia un commento

Puoi utilizzare questi tag HTML

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>