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Dialetto in pillole (9) Dei soprannomi al Porto

Un soprannome (affettuoso) per Francesco Totti: ER PUPONE (foto Wikimedia Commons)

Un soprannome (affettuoso) per Francesco Totti: ER PUPONE (foto Wikimedia Commons)

Dei soprannomi in uso al Porto o che lo sono stati fino ad anni recenti esiste un lungo benché incompleto elenco nell’appendice del primo vocabolario del dialetto portolotto, edito nel 1996, alle pp. 297-301 (Marino Scalabroni/Lino Palanca, Fàttu pe’ descùre, 1996). Nel corso di alcune ricerche successive mi sono imbattuto qua e là anche in soprannomi della maggior parte dei quali oggi non si ha più nessuna traccia. Chiamiamoli soprannomi “antichi”; di loro si potrà leggerne una parte nell’elenco qui di seguito ricordando che in neretto è riportato il soprannome riscontrato nel documento consultato e in parentesi la probabile relativa pronuncia dialettale. Tra i due trattini si legge invece l’anno di attestazione. Il resto a un’altra occasione.

Tanfano (Tànfanu) – 1685 –  Il soprannome portolotto più antico che conosciamo, attribuito a Domenico di Nicola di Domenico, anni 32, componente dell’equipaggio della barca di Domenico Mezzalingua; potrebbe essere un soprannome anche questo (Mezzalingua), ma non viene specificato nel documento notarile in cui si legge di “Domenico di Nicola di Domenico, detto Tanfano”. Sappiamo anche che la trentunenne moglie di costui si chiamava Maria e che la coppia aveva sette figli di cui due maschi.

Scialacquato (Scialacquàtu) – 1713 – Era un tale Simone, pescatore fatto prigioniero dai pirati nel 1713.

Gabriellino (Gabriellì’) – 1802 – Persona citata come testimone negli atti dell’indagine condotta dal Capitano del Porto di Recanati nei confronti dell’allora delegato di sanità del Porto, Crispino Valentini, proprietario di paranze, l’uomo più benestante della borgata costiera, padre di don Biagio Valentini e bisnonno del giornalista Attilio, entrambi assai ben conosciuti al loro tempo in tutta Italia.

Pittoretto (Petturéttu) – 1806 – Stessa fonte di sopra; lievi indizi lo indicherebbero però come anconetano.

Sgranone (Sgranó’) – 1807 – Di nome Domenico, stessa fonte che per il precedente.

Cianfrone (Cianfró’) – 1807 – Domenico Bufalari, pure questo citato nel documento dell’indagine Valentini; era incaricato di pesare il pesce per conto della dogana. È un soprannome che ha resistito fino ai nostri giorni.

Droghetto (Drughettu) – 1831 – Domenico Paoltroni, presente nei documenti della commissione istituita al Porto per l’approntamento delle misure di prevenzione contro il pericolo di un’epidemia di colera che però, nel 1831, non colpì il Porto di Recanati.

Sportolone (Spurtuló) – 1831 – Angelo Lucangeli, commerciante, iniziatore della fortuna della famiglia. Fu testimone d’accusa nell’indagine della polizia pontificia condotta su Emidio Maggi, scrivano, accusato di aver preso le armi contro lo Stato nei moti del 1831 nell’Italia centrale.

Vincenina (‘Incenina) – 1849 – Vincenzo Budini, fratello di Biagio, assassinato al Porto l’11 febbraio 1849 durante il breve periodo della Repubblica Romana.

Pulentino (Pulentì’) – 1849 –  Citato nelle medesima circostanza; di lui non si sa altro.

Portucchio (Purtùcchiu) – 1849 – Bonafede Onofri, sospettato di aver partecipato all’agguato dove trovò la morte Biagio Budini o di averne istigato gli assassini.

Ferretto (Feréttu) – 1849 – Citato nella circostanza precedente; nessun’altra notizia.

Cagnà’ (Cagnà’) – 1850 – Giovanni Leonardi, chiodarolo, indagato dalla polizia pontificia perché “bestemmiatore”.

Bottiù (Bottiù) – 1853 – Vincenzo Braconi; con lo stesso soprannome era conosciuta sua moglie Vincenza.

Sbicicchiato (Sbececchiàtu) – 1858 – Ferdinando Solazzi di Fiore.

Pignocco (Pignòccu) – 1858 – Gino Salerni, probabilmente un forestiero.

Cardinali (Gardinà’) – 1858 – Antonio Fanesi, carraio.

 

Dei recanatesi reclutati per essere imbarcati sulla galea Elbigina, che poi partecipò alla battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571, si conoscono solo due nomi, di cui uno, Stronca, ha tutta l’aria di essere un soprannome. Forse apparteneva a uno dei portolotti remiganti. Va ricordato che non sappiamo quanti abitanti della borgata costiera di Recanati furono presenti alla battaglia di Lepanto; non credo comunque che siano stati molti; non certo i 108 di cui è scritto nella lapide del castello svevo.

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